Fioccano le prenotazioni nei rifugi. L’Averau comincia con quindici clienti

Grandi movimenti in quota per il fine settimana. Pompanin (Lagazuoi): «Ci chiamano da tutta Italia»
Una veduta del rifugio Lagazuoi, che riaprirà i battenti nel fine settimana
Una veduta del rifugio Lagazuoi, che riaprirà i battenti nel fine settimana

CORTINA. Guido Pompanin lunedì è salito, insieme ai figli, al rifugio Lagazuoi per spalare neve. Venerdì prossimo aprirà. E così faranno pure altri “nidi d’aquila”, dal Col Gallina al Belvedere sulla Fertazza, sopra Selva e Alleghe.

Finalmente in quota riaprono le attività di ristorazione e di accoglienza, ferme dai giorni in giallo di Natale. «Siamo stati tempestate di telefonate», ammette Alma De Val, la moglie di Pompanin, «da chi voleva prenotare, magari dal fatidico 16 febbraio, giorno in cui dovrebbero riaprire anche le funivie e gli altri impianti. Speriamo che così accada, ma non siamo ancora sicuri. Certamente in noi c’è molta voglia di riprendere a lavorare».

Da venerdì al Lagazuoi si salirà solo a piedi, circa due ore di salita ai bordi della pista da sci che verrà battuta per questa necessità. La neve è alta due metri, in alcuni punti scende a pochi centimetri perché è ventata, in altri sale a tre metri. Ma non è assolutamente un incomodo. «Con due, speriamo tre mesi di apertura, magari fino ai primi di maggio, e la tanta voglia che c’è di respirare l’aria buona della montagna», azzarda la signora Alma, «potremmo recuperare un po’ del deficit che stiamo perdendo. Si sappia che abbiamo in carico anche una dozzina di collaboratori, con le loro famiglie».

Dall’altra parte della Valle, ecco il rifugio Averau. Sandro Siorpaes, il gestore, risponde al telefono con una voce che sa già da rinascita, da Pasqua. «Piuttosto di niente è meglio qualcosa e oggi (ieri per chi legge, ndr)», confida, «abbiamo avuto, pur essendo il primo giorno di apertura, ben 15 ospiti a pranzo. Nessuno se li aspettava».

Per la verità l’Averau non ha mai chiuso, ma in zona arancione piuttosto che gialla ha dovuto rispettare le norme di sicurezza. Siorpaes ha fatto sistemare un tavolo all’aperto, sulla neve, e chi desiderava poteva consumare un panino grazie all’asporto. «Qualcuno saliva, chi dalle Cinque Torri, chi dall’Agordino e dal Passo Giau. Poca cosa, ma in rifugio ci dovevamo stare, per motivi logistici, quindi l’accoglienza era comunque doverosa».

Già ieri, prima giornata in giallo, le prenotazioni sono state frequenti. La voglia di montagna c’è, e non solo da parte dei veneti, perché le chiamate arrivano da tutta Italia. «Ho qualche dubbio sul fatto che gli impianti riapriranno dal 15 febbraio», mette le mani avanti Siorpaes, «ma sicuramente saranno molti a uscire in passeggiata, in escursione. E quassù avremo neve fino a maggio inoltrato».

Dall’Averau si traguarda bene il Civetta. Là sotto c’è la Fertazza e su questa cima Michela Torre si prepara a riaprire il ristoro Belvedere. «Non aspetto altro», anticipa. «Da venerdì saremo di nuovo attivi». Arrivano quassù gli impianti di Alleghe. Per questo fine settimana e il prossimo saranno ancora chiusi. «Peccato, però il posto è così bello che molti salgono a piedi. In un’ora e mezza conquistano il paradiso».

Tutti i rifugisti che non hanno lavorato aspettano con ansia i ristori. «Ma adesso», concludono. «aspettiamo soprattutto di poter lavorare».

Raniero Campigotto fa la sentinella al rifugio Col Gallina. «Sono salito alla vigilia dell’Immacolata e di di speranza in speranza... mi trovo ancora chiuso. Se non funziona la seggiovia, il turista con la neve non arriva. Ma io sono pronto. I miei collaboratori pure. A proposito di ristori, il cuoco e altri collaboratori sono arrivati per le feste dalla Sicilia e immediatamente dopo sono dovuti rientrare. Adesso aspettano che li richiami». —


 

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