A Feltre l’imposta di soggiorno rincara per le strutture con più stelle

L’assessore Zatta: «La tassa deve essere equilibrata al livello del servizio ricettivo». I sindaci dell’Unione montana: basta tariffa uguale per tutti, 50 centesimi in più per gli alloggi migliori

Stefano De Barba
Il centro di Feltre affollato di turisti
Il centro di Feltre affollato di turisti

Cinquanta centesimi in più di imposta di soggiorno per chi trascorre la notte nelle strutture ricettive più confortevoli e con servizi di maggiore qualità, quelle con la classificazione regionale sopra le tre stelle. È la proposta discussa e approvata dalla conferenza dei sindaci del Feltrino, riunitasi nei giorni scorsi in occasione del consiglio dell’Unione montana.

Obiettivo: utilizzare le opportunità concesse dalla normativa per passare da una imposta di soggiorno attualmente uguale per tutte le categorie di strutture di accoglienza – dalle più spartane alle più confortevoli e pregiate – ad una imposta differenziata per qualità dell’offerta.

Aumentando così le risorse a disposizione dei Comuni feltrini per il settore turistico, che hanno il loro punto di forza proprio nei proventi dell’imposta di soggiorno.

Una modifica al meccanismo dell’imposta di soggiorno che, ha fatto i conti qualche sindaco in Unione montana, potrebbe portare a introitare complessivamente 30 mila euro in più.

«Abbiamo ragionato attorno a diversi aspetti, con la proposta partita da alcuni sindaci di aumentare l’imposta di soggiorno», spiega Maurizio Zatta, che da febbraio ha raccolto il testimone di assessore al turismo in Umf dal sindaco di Seren, Dario Scopel, e che ricopre l’incarico di assessore al turismo a Feltre. «La proposta in conferenza dei sindaci è stata quella di ritoccare l’imposta rispettando la normativa che dice che deve essere equilibrata a seconda della valutazione della struttura».

Al momento, infatti, non è così. L’imposta di soggiorno adottata nell’intero Feltrino ancora nel 2018 e gestita dall’Ufficio associato turistico dell’Unione montana prevede una tariffa di 50 centesimi per ostelli e case religiose di ospitalità e di 1 euro a notte per tutte le altre tipologie di strutture ricettive, alberghiere e non. Che si dorma in una stanza essenziale o che si passi la notte in un alloggio di lusso con tutti i servizi disponibili, insomma, l’imposta di soggiorno non cambia: attualmente si paga sempre un euro.

Ma il meccanismo è destinato a cambiare e la chiave di volta è quella della classificazione regionale delle strutture ricettive, che assegna un numero di stelle (per gli alberghi), di girasoli (per gli agriturismi) e di leoni alati (per i bed&breakfast) variabile in base alla qualità dei servizi offerti dalla struttura ricettiva.

Classificando con più o meno stelle (o leoni o girasoli) in base a parametri come lo spazio disponibile, la presenza o meno di parcheggi e colazione, le dotazioni delle stanze come televisore e collegamento internet e in generale la qualità del comfort offerto ai turisti.

«La proposta uscita dal tavolo della conferenza dei sindaci», spiega l’assessore Zatta, «è dunque quella di aumentare l’imposta di 50 centesimi per le strutture sopra le tre stelle, o i tre leoni alati o i tre girasoli. Abbiamo discusso a lungo di questa proposta partita da alcuni sindaci e alla fine la conferenza dei sindaci ha approvato questa proposta di lavoro, che ora dovrà affrontare il passaggio nei singoli consigli comunali».

«Tutti i Comuni si sono detti d’accordo», rimarca Zatta, «d’altra parte l’imposta di soggiorno è fondamentale per sostenere il turismo. Pensiamo solo alla funzionalità dell’ufficio turismo dell’Unione montana o di quello che, come Comune di Feltre, abbiamo in piazza Maggiore e che inaugureremo venerdì a mezzogiorno con l’assessore regionale Federico Caner. O pensiamo alla rassegna di concerti Dolomiti Arena che quest’anno ha avuto un successo straordinario, organizzata dal consorzio turistico Dolomiti Prealpi ma sostenuta economicamente dai proventi dell’imposta di soggiorno».

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