Estate da dimenticare al Settimo Alpini

Frana e maltempo hanno decimato le presenze. Il gestore: «Ora c’è un buon passaggio ma sarà dura recuperare»

Belluno

Giugno e luglio quasi un disastro. Un po’ per il maltempo, ma soprattutto per la frana che aveva reso impraticabile il sentiero 501, quello che da case Bortot porta al rifugio Settimo Alpini.

«I primi due mesi estivi sono decisamente da dimenticare», commenta Marino De Colle, bellunese di Alano di Piave che con la moglie, Lara Forcellini, gestisce il rifugio di proprietà della sezione di Belluno del Cai.

«Il movimento franoso che si è verificato in primavera ha inciso parecchio, penalizzando praticamente la metà della stagione estiva. Per fortuna agosto sta andando bene e speriamo in settembre».

I lavori di sistemazione e messa in sicurezza del sentiero 501 sono stati ultimati poco dopo la metà di luglio, ma ci sono ancora persone che telefonano al Settimo per sapere se il tragitto è percorribile. «Approfitto per ricordare che il rifugio è perfettamente accessibile», afferma De Colle. «La chiusura del sentiero causa frana ha avuto parecchia risonanza», afferma De Colle, «anche perché il Settimo è la tappa finale dell’Alta Via n.1 e diventa inoltre punto di ristoro per molti escursionisti che fanno il viaggio Monaco-Venezia a piedi».

L’Unione Montana Bellunese, nei mesi scorsi, aveva già provveduto al recupero della strada delle gallerie, che parte dal Col di Roanza, per far sì che il Settimo fosse comunque raggiungibile. Ma questo non è bastato.

«In queste settimane stiamo registrando un buon passaggio», aggiunge De Colle, «ma non credo si recupereranno le perdite della prima parte della stagione estiva».

Il Settimo Alpini è stato aperto nel 1951. Sorge in località Pilon, ai piedi delle pendici sud del Monte Schiara, dentro un anfiteatro di pareti superbe. È il punto di partenza per sentieri e vie ferrate. Si tratta di un vero e proprio rifugio di montagna.

«Fanno tappa da noi i frequentatori dell’Alta Via», aggiunge il gestore. «Si tratta soprattutto di stranieri, per la maggior parte tedeschi, francesi e olandesi. Non manca qualche americano. Gli escursionisti che arrivano da Belluno città sono invece più spesso italiani. Al di là della provenienza, tutti apprezzano la straordinaria bellezza del nostro territorio».

Secondo De Colle tutta l’area della Schiara meriterebbe di essere maggiormente valorizzata. «Ci vorrebbe più sinergia con il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi», riflette, «oltre a una promozione su larga scala, a livello provinciale e non solo. Penso poi che alla conoscenza di questa splendida zona potrebbe contribuire l’organizzazione di eventi e serate. Qualcosa viene già fatto, ma bisogna spingere di più. Detto questo, il progetto di ospitalità diffusa “I Borghi della Schiara” ha dato una mano e ha permesso di attirare una buona platea di turisti». —



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