Esecuzioni penali esterne senza una sede «Il Comune trovi un locale per ospitarli»

La denuncia del consigliere Raffaele Addamiano. «Poi non ci si lamenti dell’inesistenza della giustizia di prossimità» 

il caso

belluno

Ufficio esecuzione penale esterna senza una sede: naufragata la trattativa con la Provincia, ora c’è chi spinge sul Comune perché offra un punto di appoggio al servizio del Tribunale di sorveglianza di Venezia.

Il consigliere comunale Raffaele Addamiano denuncia però come l’ente comunale neanche risponda alle sollecitazioni che lui stesso ha messo nero su bianco; non una parola di risposta neanche alla sollecitazione messa in diretta sul tavolo della commissione bilancio.

Insomma, l’ufficio Uepe può aspettare per gli enti del capoluogo. Eppure non è di poco conto: si tratta di un servizio coordinato dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia, che ha funzioni specifiche sull’applicazione della rieducazione sociale di rei e detenuti.

Questi uffici si occupano di “trattamento socio-educativo” delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, svolgendo il compito di favorire il reinserimento sociale delle persone che hanno subito una condanna definitiva o che hanno problemi con la giustizia. Dalla messa alla prova, ai lavori socialmente utili, raccolta dati per tutto ciò che attiene alla sfera delle misure di sicurezza; indagini socio-familiari per l’applicazione delle misure alternative alla detenzione ai condannati; programmi di trattamento da applicare ai condannati che chiedono di essere ammessi all’affidamento in prova e alla detenzione domiciliare e via di questo passo.

L’ufficio Uepe fino a dicembre 2020 aveva una dislocazione presso l’ufficio del giudice di pace di Belluno. Un punto strategico, davanti al tribunale, per un organismo che si occupa di pratiche post condanna o di applicazione delle modalità alternative ai processi, come le messe alla prova o i lavori socialmente utili.

«Due giorni a settimana il servizio era attivo» spiega il consigliere Addamiano «ed è importante perché segue tutte le pratiche post condanna o anche diesecuzione pena. In pratica è l’applicazione di quella cosiddetta giustizia di prossimità alla quale tanto ambiamo un po’ tutti».

Fino al 2018 la sede era negli uffici di piazza Duomo: era già stato affidato un locale negli ambienti comunali.

«Quindi da quella data, lo spostamento nell’ufficio del giudice di pace davanti al tribunale. Ora invece non hanno più nulla: sono praticamente tre mesi che non c’è sede».

Per questo Addamiano ha sollecitato un nuovo posto. «Da quel che mi hanno riferito, e non ho motivo di dubitarne,Uepe a ottobre 2020, vista l’imminenza scadenza di convenzione dal giudice di pace, ha scritto al Comune per perorare nuova sede».

Il Comune avrebbe dirottato la partita alla Provincia ed effettivamente, lo scorso autunno, furono intavolate trattative per arrivare a una sede presso Palazzo Piloni. «Ma da che erano a buon punto, a che l’ipotesi naufragasse, il passo è stato breve» dice Addamiano «Uepe quindi ha spedito un’altra lettera in Comune perché facesse in modo che si trovasse un posto, alla luce delle trattative sospese con la Provincia. Io sono stato interpellato in veste di consigliere e indirettamente come avvocato perché anche dal punto di vista professionale torna utile: questo è un servizio alla cittadinanza».

Non è poco dover scendere per esempio dal Comelico a Venezia per le indicazioni sulla propria messa alla prova, oppure mandare il proprio difensore. I costi lievitano in entrambi i casi.

Ora il Covid “facilita” le cose: le relazioni anche in questo caso spesso sono online, non ci si sposta fisicamente.

La presenza dei funzionari era all’epoca costante, «anche due giorni la settimana. Ma nulla vieta di averli sempre: per esempio, interessai anche lil parlamentare De Carlo per cercare un ufficio in pianta stabile. Avevo sollecitato a trovare un nuovo stabile già nel 2018» continua Addamiano «poi fino al 2020 la soluzione tampone era stata trovata all’ufficio del giudice di pace,al momento invece non è possibile fare previsioni. Non so neanche perché la cosa non si sia concretizzata con la Provincia. So che io ho indirizzato il problema scivendo a sindaco e assessore Pellegrini perché dessero una risposta.Ma dal 9 marzo che ho inviato la richiesta, dopo dieci giorni non ho ancora ricevuto risposta. Di più: in Prima commissione consigliare ho posto il problema sul tavolo ma non se n’è parlato». —





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