Eredità Ricci, Guglielmo rinviato a giudizio

Il medico è imputato per circonvenzione di incapace. A ottobre il processo con due parti civili, mentre il patrimonio milionario resta sequestrato
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Andrà a processo ad ottobre Maurizio Guglielmo, il medico accusato di circonvenzione di incapace ai danni di Guido Ricci. Nell’udienza preliminare di ieri i difensori di Guglielmo, Paolo Patelmo e Giorgio Gasperin, hanno sollevato alcune questioni legate agli atti del pubblico ministero, ma il giudice Vincenzo Sgubbi le ha rigettate, disponendo il rinvio a giudizio.

«La decisione era abbastanza scontata», spiega l’avvocato Patelmo, «siamo preparati ad affrontare il dibattimento, la nostra tesi difensiva ha bisogno di essere articolata in dibattimento». Il giudice ha anche accolto la costituzione di due parti civili, i lontani eredi di Ricci scoperti dopo la sua morte: il trevigiano Antonio Fanna assistito dagli avvocati Livio Viel e Maria Lucia Pavan e il veneziano Dualdo Foscolo con l’avvocato Cristiano Alessandri.

Nel frattempo l’eredità Ricci, stimata in circa 20 milioni di euro soprattutto in immobili, è ancora sotto sequestro ed è molto probabile che ci rimanga per tutta la durata del processo a Guglielmo.

L’imputato ieri non era presente all’udienza preliminare: «È molto provato», spiega ancora l’avvocato Patelmo. «Il suo medico gli ha vietato di venire, perché per lui sarebbe stato un momento troppo difficile da affrontare».

Gugliemo verrà giudicato per quanto avvenuto negli ultimi anni di vita di Ricci, quando il rapporto tra l’anziano e il medico si era fatto più stretto e Guglielmo era stato nominato erede universale del sostanzioso patrimonio.

Il caso giudiziario scoppiò nel dicembre del 2011, quando i carabinieri consegnarono l’avviso di garanzia a Guglielmo e perquisirono la sua abitazione, al culmine di un’indagine che era stata avviata qualche mese prima.

Secondo l’accusa, il medico ha approfittato di uno stato di appannamento mentale di Ricci, che non era in grado di capire cosa stava succedendo, anche nel momento in cui stava firmando i testamenti (pare che siano più di uno) a favore del medico e vecchio amico di famiglia. A provarlo sarebbe anche “le plan bleu” una sorta di strategia pianificata da Guglielmo per portare Ricci a fidarsi di lui e a raggiungere l’obiettivo di farsi nominare erede.

Si tratta di un vero e proprio “schema” messo nero su bianco da Guglielmo, con tutte le azioni da mettere in atto allo scopo di circuire l’anziano. Un documento privo di significato probatorio, secondo la difesa, che ricorda come Ricci fosse un uomo solo e alla continua ricerca di quel contatto umano che solo il medico è stato capace di offrirgli e per questo motivo l’anziano aveva deciso di essergli riconoscente e di lasciargli tutti i suoi beni.

È stato lo stesso Ricci, durante l’incidente probatorio fatto poco prima della sua morte, a dire che non sapeva cosa stava facendo e cosa stava firmando il giorno in cui andò dal notaio insieme a Guglielmo.

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