E nel basso Feltrino anche altre aziende soffrono per la crisi
QUERO. Non c'è solo l'Ideal tra le aziende in aria di ridimensionamento o strette nella morsa della crisi. Altre imprese, più piccole ma altrettanto importanti per la stabilità economica e occupazionale del basso Feltrino, stanno attraversando da tempo difficoltà più o meno superabili. L'assessore Germano Mazzocco sta monitorando da quattro anni (ovvero da quando ha cominciato il mandato) l'andamento occupazionale di trenta aziende del comprensorio. Divise per settori, circa due terzi di esse hanno perso il 12 per cento dei dipendenti dal 2008 a oggi. Nel 2008 erano impiegate complessivamente 979 persone, 902 nel 2009, 855 nel 2010, 869 nel 2011 e 870 nel 2012. Rispetto al 2011 però, solo otto ditte hanno avuto un’ulteriore flessione nell'ultimo anno; dieci sono rimaste invariate, altre dodici hanno avuto un incremento di dipendenti (da una fino a otto unità in più). Il settore prevalente è quello dell'occhialeria (12 aziende), seguito dal settore metalmeccanico (8), commerciale (3), dei servizi (2), tessile, sociale, edile, industriale e galvanico. «Complessivamente ci sono 19 cassaintegrati», ha spiegato l'assessore durante il consiglio comunale di giovedì sera, in cui sono stati discussi i dati occupazionali registrati nelle ditte di Quero. «La situazione non è disastrosa. Molte aziende non hanno attivato la cassa integrazione, non hanno messo in mobilità nessuno, hanno titolari e direttori ottimisti». «Ci sono però anche situazioni delicate», ha puntualizzato il sindaco Sante Curto, «come la Form, che è in amministrazione controllata. L'azienda lavora a pieno regime ma sta cercando acquirenti, o soci aggiunti. La soluzione doveva arrivare tra marzo e aprile, ma ora è stata spostata a settembre, forse addirittura ottobre. Anche la Ferroli è in difficoltà. La cassa integrazione funziona per una settimana al mese, e questa situazione andrà avanti fino a luglio, forse agosto, quando secondo l'azienda ci sarà una ripresa». Anche l'impresa edile gestita dal fratello del sindaco non sta passando un bel momento: «Abbiamo attivato la cassa integrazione per i dieci dipendenti, poi subentrerà la disoccupazione, quindi saranno lasciati a casa. Qualcuno di loro troverà lavoro, altri purtroppo resteranno a piedi. Non vi dico nemmeno come sta andando il settore. Non è una situazione risolvibile, non c'è prospettiva per almeno metà di loro».
Durante il consiglio è stata approvata la proposta di sostituzione del consiglio di amministrazione del Bim Gsp con un amministratore unico, cui affiancare eventualmente i sei sindaci controllori, due per vallata. Quero, così come Alano di Piave e Vas, non usufruisce dei servizi Bim, perché aderisce all'Ats trevigiana ed è servita dall'Asco Piave per il gas, ma è comunque socio dell'azienda. In coda alla discussione è stata fatta un'ipotesi di data per la convocazione del referendum popolare sull'accorpamento dei comuni di Quero e Vas. Fine ottobre sembra essere il periodo più idoneo, perché darebbe alla Regione il tempo utile per deliberare, consentendo poi di nominare un commissario per lo scioglimento delle due amministrazioni, allo scopo di indire tempestivamente le elezioni in coda ai mandati Curto e Biasiotto. Anche su Quero e Vas aleggia lo spettro degli Aire, gli aventi diritto al voto residenti all'estero. La campagna informativa dovrà essere capillare: se il quorum non dovesse essere raggiunto, decadrebbe l'iter di fusione dei due Comuni.
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