È morta Tea Palman, fu torturata dai nazisti

BELLUNO. È morta domenica 21 nella sua casa di Belluno Tea Palman, 93 anni, una delle ultime partigiane bellunesi. Una donna eccezionale, che ha sopportato il famigerato carcere alla Tasso di Belluno, poi il campo di concentramento di Bolzano, le tremende torture, la perdita del fratello Aldo, ucciso durante un combattimento in cui attirò su di sè il fuoco dei tedeschi, salvando la missione americana.
Tea Palman aveva cominciato a raccontare pubblicamente la sua storia solo negli anni 90, anche in tribunale, chiamata a testimoniare nel processo contro il boia di Bolzano, quel Michael Seifert “Misha”, ricordato con orrore e terrore da tutti coloro che erano passati in quel luogo di dolore e di morte.
Tea Palman era arrivata nel lager di Bolzano a gennaio del 1945 e ci rimase fino al 3 maggio; prima era stata per un mese e mezzo nelle carceri di Belluno. Da lei volevano sapere dove fosse il fratello Aldo, volevano che parlasse degli altri partigiani che usavano la osteria di famiglia di Trichiana come base. Lei sopportò e non parlò, ma ricordò per tutta la vita quei giorni di dolore.
La famiglia Palman era vissuta in Svizzera, poi era rientrata a Trichiana dove aveva acquistato una osteria. Il primogenito Aldo, morto in battaglia, poi Tea di due anni più giovane, poi Elio nato nel 1932 (e morto nel 1991). Il padre Italo, un socialista, morì nel 1943. Un anno dopo lo seguì la madre. E così Tea Palman si trovò ad allevare un fratello piccolo, in piena guerra.

Ad Adriana Lotto che la intervistò per il libro «Deportazione e memorie femminili» raccontò: «Mio padre era un “buon socialista” che ci ha insegnato come comportarci, a essere dignitosi anche nella povertà. Io allora sono cresciuta sapendo bene che cosa era bene e che cosa era male. Perciò un tedesco buono per me non era un nemico, mentre una donna nostra che faceva la spia era per me inconcepibile». Una donna che faceva la spia c’era, nel carcere di Belluno. «Ma Tea era una donna intelligente - ricorda ora Adriana Lotto - era stata costretta a crescere in fretta, era una sana donna di popolo. Con un grande senso della famiglia. E una intelligenza vivace. Aveva capito che c’era una spia tra di loro nel carcere e sapeva cosa dire e cosa non dire. Tea aveva un grande e istintivo senso del bene e del male».
A distanza di tanti anni, quando venne intervistata da Adriana Lotto, ricordava ancora benissimo le torture subite: «A volte quando mi viene in mente, sento ancora la carne che si stacca dai polsi».
Tea si salva, ricorda la Lotto, perchè il vescovo di Belluno chiese di lei.
Dopo la guerra, di nuovo l’emigrazione in Svizzera, poi il matrimonio con Tullio Testolini, il ritorno a Trichiana per riaprire la locanda che porta il suo nome, la nascita dei due figli.
Quando le chiesero di testimoniare contro Misha al processo di Verona non ebbe esitazioni, quando lo condannarono si augurò che una simile disumana persona potesse finire davvero in carcere (in quel periodo Misha era in Canada dove aveva vissuto libero per gran parte della vita).
I funerali di Tea Palman saranno celebrati martedì 23 alle 10 nella chiesa di Loreto a Belluno.
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