«E' il nuovo modo per fare business»

Il presidente degli orafi, Alfonsi: «Con l'aumento del prezzo dell'oncia chi vende e chi compra ci guadagna. Ma occhio ai falsi oggetti»
Luca Alfonsi
Luca Alfonsi
 
BELLUNO.
Il nascere di negozi «Compro oro» non è passato inosservato ad orafi e gioiellieri, che hanno qualche perplessità.  Per Luca Alfonsi, presidente del sindacato orafo Ascom «la diffusione di queste attività è giustificata un po' dalla crisi, ma soprattutto per fare business: ora che l'oro è alle stelle, diventa facile guadagnare. Siamo di fronte ad una escalation dei prezzi: oggi ad esempio un grammo d'oro puro costa 40 euro o meglio 1800 dollari l'oncia. Dall'altra parte la gente ha meno soldi. Credo però che chi si avvicina a queste realtà commerciali non lo faccia per vendere i gioielli di famiglia per mangiare, visto che nei ristoranti sono ancora gli stranieri a fare i lavori più umili. Credo che sia un modo per guadagnarci qualcosa sia da parte di chi vende che da parte, logicamente, di chi acquista. Se vogliamo vedere bene la situazione», prosegue Alfonsi, una gioielleria a Cortina e una a Portofino, «anche i diamanti dall'inizio dell'anno sono aumentati del 20%, praticamente insieme all'oro sono diventati un cosiddetto bene rifugio».  E poi Alfonsi parla degli obblighi di chi opera in questo settore. «Noi siamo obbligati a compilare dei registri in cui segnare chi vende e che cosa (ma anche i Compro oro lo fanno, ndr), ma siamo anche soggetti a controlli molto frequenti delle forze dell'ordine. Inoltre noi gioiellieri dobbiamo essere muniti di autorizzazione per la vendita e in negozio deve sempre esserci uno autorizzato. Ognuno comunque ha il suo target, ma quello che tutti ci auguriamo è che ogni cosa avvenga nel rispetto della legge e che si paghi l'oggetto per quello che vale».  E poi conclude: «Comunque anche le oreficerie e le gioiellerie possono ritirare l'oro, ma anche le pietre preziose, cosa quest'ultima che non fanno i Compro oro. Inoltre vorrei ricordare che gli oggetti in oro devono avere per legge due punzoni: uno con le parti di metallo prezioso presente, che per legge non possono essere inferiori a 750, e l'altro è il numero di identificazione del laboratorio che l'ha prodotto. In mancanza di uno di questi due elementi, l'oggetto non è vero». (p.d.a.)

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