Due legali per far scarcerare Maria Rocco
La difesa dell’attivista feltrina fermata ad Amburgo durante le proteste anti G20 affila le sue armi

FELTRE. Due studi legali si occuperanno del caso di Maria Rocco, la 23enne feltrina in carcere da una settimana e mezza ad Amburgo per aver preso parte alle manifestazioni contro il G20.
Dopo la prima assegnazione a Paolo Serrangeli, avvocato feltrino da cui la giovane stava svolgendo qualche ora settimanale come segretaria, il caso è passato nelle mani di Antonio Prade di Belluno e di Domenico Carponi Schittar di Mestre che vanta una pluriennale esperienza anche di giurisprudenza internazionale e che ha già preso contatti con l’omologo tedesco. Assieme affronteranno il capo di imputazione che pende sulla testa di Maria Rocco, ovvero di “grave violazione dell’ordine pubblico”, di cui però al momento è soltanto sospettata.
Serrangeli ha deciso di passare l’incarico anche perché non era ancora stato sottoscritto il mandato, rimasto nel carcere di Billwerder, dove sono reclusi anche altri quattro ragazzi italiani, mentre Fabio Vettorel, l’altro feltrino fermato dalla giustizia tedesca, è stato trasferito nel carcere minorile di Hahnofersand, visto che ha appena 18 anni. Maria Rocco è l’unica donna italiana ancora oggi in stato di arresto in Germania. La difesa sta affilando le armi per cercare di tirare fuori di galera la giovane attivista prima che il processo abbia inizio. Una delle strategie sarà quella di chiamare Serrangeli come testimone, visto che quel venerdì sera Maria lo ha contattato per chiedergli rassicurazioni e per raccontargli come erano andate le cose.
«Sono disposto a rilasciare questa dichiarazione nei processi di entrambi i ragazzi», afferma il legale, «anche perché la parte del soccorso alla ragazza ferita è stata totalmente omessa dal verbale dell’interrogatorio di garanzia fatto il 7 luglio a Maria, o perché non le è stato chiesto, o perché è stata indotta a dire certe cose e a ometterne delle altre». Servirà dunque provare a rintracciare la giovane soccorsa dai due feltrini per convalidare la versione dei fatti.
Dopo l’interrogatorio di garanzia del 7 luglio c’è stato soltanto un primo, deludente incontro con il giudice, che al contrario delle aspettative della famiglia, degli amici e dello stesso avvocato difensore tedesco, ha confermato la misura di custodia cautelare, per impedire che nell’attesa del processo la giovane feltrina potesse tornare a casa. In questi giorni dovrebbe almeno riuscire a incontrare la madre per la prima volta.
(f. v.)
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