Drone e fotocamera per tutelare le strade sotto le montagne

SANTA GIUSTINA. I recenti crolli sulle Dolomiti, dal Sorapiss al Civetta, ma prima ancora dalle Cinque Torri alla Cima Una in Val Pusteria, hanno riproposto con urgenza il tema del monitoraggio della situazione delle vette.
«Anche se tutti gli esperti confermano», spiega Mirco Tancon di Zeta Esse, «che i crolli sono inevitabili. Piuttosto dovremmo preoccuparci di più della situazione delle nostre montagne, non tanto in vetta, quanto a ridosso delle strade di grande transito. È lì che possono accadere incidenti mortali per gli uomini».
E Zeta Esse (una cooperativa di Santa Giustina che ha 16 anni di esperienza nel settore della cartografia ed è formata da una decina di tecnici) a questo proposito qualcosa sta già facendo, utilizzando un drone, un piccolo veicolo radiocomandato e dotato di un apparecchio fotografico.
«Con la Provincia di Vicenza e Veneto Strade», prosegue Tancon, «abbiamo fatto rilievi lungo la Valsugana e in Agordino, in collaborazione con i geologi, che analizzano le pareti e valutano quelle a rischio crollo attraverso la visione tridimensionale, progettando poi i sistemi di messa in sicurezza e il miglior collocamento delle barriere paramassi e delle reti metalliche».
Quello che una volta si faceva scendendo in calata lungo le pareti, con rischi facilmente comprensibili, adesso lo si può fare, insomma, con un micro elicottero.
«E attraverso la miriade di informazioni raccolte, infatti, si può “ricostruire” la realtà, mettendo a disposizione l’ortofoto, ovvero un mosaico di foto ortorettificate sulle quali, ad esempio, è possibile prendere delle misure corrette, come se si trattasse di una carta topografica ad elevato dettaglio. Non solo, è anche uno strumento molto efficace per verificare lo stato di avanzamento dei lavori, perché il suo volo programmato è ripetibile sulla base delle medesime coordinate e quindi è possibile calcolare immediatamente i volumi movimentati, ad esempio nelle cave; o gli spostamenti dei massi a rischio di caduta».
«Tutte le informazioni», prosegue, «risiedono nelle foto che vengono archiviate: tra dieci giorni o dieci anni, quelle foto saranno ancora consultabili e nel nostro database topografico sarà possibile tener conto di un dettaglio che, alla prima stesura, poteva anche essere sembrato irrilevante».
Siete stati contattati, in occasione dei crolli?
«No, abbiamo letto che ci si è rivolti altrove, e questo ci dispiace, perché anche qui a Belluno ci sono realtà come la nostra, con un bel po' di esperienza e qualcosa da dire. Mi preme comunque rilanciare soprattutto il tema della sicurezza delle nostre strade, dove si potrebbe fare molto di più».
Ad esempio?
«Attraverso il nostro software, e in collaborazione con lo studio Geo-Engineering, abbiamo la possibilità di simulare la caduta massi: possiamo infatti fornire la morfologia esatta della parete, per delineare con precisione la traiettoria che potrebbero avere i massi che si staccano, calibrando con estrema precisione dove potrebbero cadere, dimensionando le opere contenitive, prevedendo gli effetti degli impatti».
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