Dovevano dormire in un treno sotto la galleria di Busche

Villa Gaggia oggi
Villa Gaggia oggi
L'incontro di Villa Gaggia doveva durare tre giorni, durò tre ore. Pare che Hitler, sbarcato dall'aereo, avesse subito avvertito che doveva rientrare in Germania il giorno stesso. Altri ritengono che fu Mussolini a interrompere l'incontro per le notizie arrivate da Roma che proprio quella mattina era stata pesantemente bombardata. In ogni caso fu un fallimento completo.  Il documento ritrovato conferma che i dittatori avrebbero dovuto fermarsi per più giorni. Il programma prevedeva che pernottassero nei vagoni letto di un treno speciale sotto la galleria ferroviaria di Busche. Dentro la galleria avrebbero fatto la guardia le squadre speciali P e H, ovvero la squadra Presidenziale e quella di Hitler, ciascuna di duecento uomini. All'esterno invece la sorveglianza sarebbe spettata a polizia e carabinieri che avrebbero tenuto d'occhio anche le strade e i sentieri vicini.  Era previsto che la villa sarebbe stata presidiata da quattro cordoni di sicurezza: all'interno del perimetro si sarebbero posizionate le squadre speciali, all'esterno la polizia, poi, più arretrati, i carabinieri ed infine la Milizia volontaria. Lungo tutto il percorso si dovevano dislocare polizia, carabinieri e Camicie Nere che avrebbero dovuto fermare e perquisire chiunque impedendogli di avvicinarsi. Particolare attenzione andava riservata a falsi preti e frati che potevano nascondere armi o bombe sotto la tonaca. Dalla strada andavano rimossi tavoli, sedie, scale a mano e quant'altro potesse servire da piedistallo. Il percorso era diviso in tre settori, ciascuno al comando di un funzionario della questura e collegati al "quartier generale" all'albergo Alle Alpi di Belluno al comando del vicequestore. Lungo la strada erano indicati tutte le case, le costruzioni e i bivi da presidiare, soprattutto quello di Busche che portava a "zone infette da sovversivismo" cioè Lentiai e Mel. Anche gli agenti lungo la strada dovevano «sempre camminare e, come fossero dei viandanti, avvistato il corteo, dirigersi nel senso del corteo stesso senza voltarsi e senza curiosare».  La villa sarebbe stata circondata da un forte spiegamento di forze. Tutti gli accessi «sia dalla parte della strada e dei sentieri che vi confluiscono, sia dalla parte verso il Piave» dovevano essere bloccati, soprattutto i prati e i boschi che degradano verso il fiume perché «permettono infiltrazioni nel parco della Villa». Naturalmente tutti i dintorni andavano perquisiti e sorvegliati in anticipo, compresi gli abitati di Pasa e San Fermo.  Veniva indicato in dettaglio anche l'itinerario che le auto del corteo avrebbero seguito al ritorno per le vie di Feltre, raccomandando particolare sorveglianza per lo stabilimento della Metallurgica Feltrina e per la galleria ferroviaria.  In una prima stesura il piano prevedeva l'impiego di 1791 poliziotti e carabinieri, saliti poi di numero nel piano logistico diramato una settimana prima del vertice. La squadra speciale di Hitler si sarebbe accasermata alle scuole Gabelli, quella di Mussolini nelle due palestre contigue delle Gabelli e della Gil dove ora c'è il Palazzo di giustizia. Gli altri andavano alloggiati nella caserma del Settimo Alpini. A Feltre i posti erano divisi tra la locale caserma del Settimo, la Scuola commerciale e le elementari di Farra. Lungo il percorso venivano occupate le scuole elementari a Busche, Santa Giustina, Sedico, Formegan, San Fermo, Vellai, oltre alla trattoria Solagna a Busche.  Mobilitati anche i militi della strada con torpedoni, motociclette e biciclette.  Alla fine restarono i conti da saldare ai fornitori che avevano portato carne, pane, pasta, caffè, automobili a noleggio, e soprattutto tanti alcolici. Su poco più di 27 mila lire, 15 mila furono pagate alla ditta Pettazzi che aveva fornito ben 408 bottiglie di spumante (era vietato usare la parola straniera champagne) altre 700 alla Birreria Pedavena per la birra, altrettante ad altri bar per i liquori. (t.s.)

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