Dorme nel container agordina denunciata

AGORDO. Avevano creato la loro abitazione all’interno di un container in disuso all’interno del cantiere abbandonato del Pp1 a Padova tra piazzetta Salvemini, via Valeri e via Trieste. Domenica...

AGORDO. Avevano creato la loro abitazione all’interno di un container in disuso all’interno del cantiere abbandonato del Pp1 a Padova tra piazzetta Salvemini, via Valeri e via Trieste. Domenica mattina alle 11 la polizia ha aperto ha aperto il container e gli agenti hanno trovato una coppia ancora sotto le coperte. Si erano ricavati una stanzetta dove avevano sistemato tutte le loro cose. Non era sicuramente la prima notte che dormivano lì. Si tratta di una ragazza di 23 anni che risulta residente ad Agordo (Belluno) e di un tunisino di 29 anni, clandestino. La ragazza in tasca aveva un grammo di marijuana ed è stata segnalata alla prefettura come assuntrice di stupefacente; in seguito a questo le è stata pure ritirata la patente di guida. Entrambi sono stati denunciati per invasione di edificio.

Il degrado nella zona all’ombra del palazzo che ospita la sede di Antonveneta è dilagante è anche sotto gli occhi dei lavoratori dei palazzi di piazza Gasparotto che dai piani più alti assistono ogni giorno al via-vai di tossicodipendenti alla ricerca di un giaciglio per iniettarsi una dose in vena. Un paio di mesi fa, la stessa area era stato teatro di una tragedia. Andrea Coppo, 36 anni, originario di Mirano ma residente a Cadoneghe, si è tolto la vita impiccandosi nel cantiere del Pp1. Non ha retto alla morte della sua ragazza, Anna Zacchettin, di 26 anni, di Ponte San Nicolò, che era morta il giorno prima probabilmente a causa di un collasso causato dall’assunzione di cocaina.

Il Pp1 è un’area che era stata individuata dalla giunta Destro per rappresentare il futuro urbanistico di questo quadrante di città, con un centro direzionale all'avanguardia. La società proprietaria, “Progetto Pp1”, da circa un anno è in liquidazione. Ed è uno dei motivi per cui ora regna più assoluto degrado.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi