Donatori mobilitati per la Thailandia

FELTRE. Hanno toccato con mano cosa significa la povertà e l'abbandono. Hanno visto decine di bambini senza famiglia né casa e hanno capito quante contraddizioni stanno lacerando la società thailandese, prima fra tutte l'enorme distanza che separa ricchi e poveri. Hanno testimoniato la loro missione di trasmissione della solidarietà con foto e video che presto saranno montati in un documentario da portare nelle scuole bellunesi per diffondere il buon verbo della donazione, a cominciare da quella del sangue.
Andrea Raveane, presidente della sezione donatori di sangue di Anzù, Celarda, Villapaiera e Sanzan, Paolo Capraro, responsabile dell'ufficio promozione del Centro di servizio al volontariato e Marco Recalchi, regista e documentarista feltrino, hanno trascorso due settimane in Thailandia, dal 7 al 20 ottobre, per portare anche a oriente il buon principio “Donare è amare”. È questo infatti il titolo del progetto ideato sulla stregua della missione boliviana che dal 2010 al 2011 ha impegnato l'associazione Alcance a los cielos per la promozione della donazione del sangue. Ora tocca alla Thailandia essere aiutata, raccontando i drammi di un paese povero e raccogliendo periodicamente aiuti concreti, come soldi con cui acquistare beni primari, a cominciare dalle “flip flop”, le ciabattine con cui mandare i bambini a scuola, perché «sono talmente poveri da non avere nemmeno le monetine per comparsi un paio di ciabatte».
Il racconto di Raveane è forte e porta con sé tutto il grido di aiuto di una terra dimenticata: «A Bankgok la Fordec del dottor Wathanavongs aiuta ogni giorno centinaia di persone svantaggiate e malate, vagabondi e bambini orfani a sopravvivere e a migliorare le proprie condizioni di vita. A Lamphun la missione di Chaehom dove operano anche don Bruno Rossi, don Raffaele Sandonà e don Bruno Soppelsa, parroco di Caviola, aiuta i più poveri ed educa i più giovani portandoli a scuola in un centro educativo per ragazzi cristiani. Abbiamo promesso a don Bruno che raccoglieremo del denaro per aiutare la sua missione, in particolare una bambina di sei anni abbandonata dalla madre e costretta a vivere con il padre ex tossicodipendente in una casa fatiscente».
Il progetto, appoggiato dall'Associazione feltrina donatori volontari di sangue, è sostenuto economicamente dal Csv di Belluno. «Da quando il Csv ha cominciato a stanziare fondi a favore della progettazione sociale, siamo riusciti a destinare a progetti internazionali come questo meno del 5 per cento del totale delle risorse disponibili, e questo perché la normativa attuale ci penalizza su questo tipo di progetti», precisa il direttore Nevio Meneguz, «peccato perché si tratta di iniziative che attirano molto i nostri ragazzi».
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