Don Lorenzo Menia entra a Santo Stefano nel giorno del dolore

BELLUNO. La chiesa di Santo Stefano era gremita ieri pomeriggio per la messa di insediamento di don Lorenzo Menia, nominato nuovo parroco dopo i cinquanta anni ininterrotti di servizio pastorale di don Rinaldo De Menech.
Un sacerdote, quest’ultimo, ormai diventato una figura storica della città, che comunque rimarrà ad affiancare il nuovo religioso nel suo servizio pastorale per la comunità parrocchiale di Santo Stefano.
A celebrare il solenne rito religioso, e dare esecuzione al decreto di nomina firmato dal vescovo Giuseppe Andrich, c'era il parroco del Duomo don Rinaldo Sommacal. E’ stato don Rinaldo, durante la funzione, che ha sottolineato il grande valore dell'operato di don De Menech, «punto di riferimento della Chiesa bellunese».
Il concetto è stato poi ripreso dal sindaco di Belluno Antonio Prade, che ha voluto annoverare don Rinaldo De Menech «tra i padri nobili della città, per la sua opera irripetibile, che ha fatto crescere due generazioni e con esse l'intera città di Belluno».
«Credo tu abbia incarnato nella Chiesa la tua passione della vita, ossia il calcio, centravanti ed allenatore» ha detto don Rinaldo Sommacal nel presentare il nuovo parroco alla comunità dei fedeli raccolta a Santo Stefano per la cerimonia di insediamento.
E' seguita la procedura di rito con le promesse di accettazione dell'incarico pronunciate da don Lorenzo Menia, la consegna del calice e dell'antico messale dell'Ottocento, e la sua prima benedizione nella chiesa di Santo Stefano.
Al momento dell'omelia, don Menia, che per 16 anni ha retto la parrocchia di Calalzo di Cadore, si è dimostrato assolutamente informale.
«Non ho nessuna voglia di fare la predica», ha detto esprimendo il suo dolore per l’incidente di Calalzo, «ho troppe cose in testa oggi». Ha ringraziato quindi don Rinaldo per il suo gesto di aver restaurato il tetto della chiesa «quasi a proteggere la fede di questa comunità».
Ed ha ringraziato i sindaco di Belluno Prade e il sindaco di Calalzo Luca De Carlo seduti in prima fila.
«C'è un'affinità naturale con il sindaco», ha detto don Lorenzo, «entrambi ci dobbiamo interessare del bene comune. Non esiste un altro motivo per esser prete o sindaco».
Molti i suoi ex parrocchiani erano naturalmente presenti in chiesa a Santo Stefano, provenienti dal Cadore, soprattutto da Danta, paese natale di don Lorenzo Menia.
Nel corso della sua omelia, il parroco ha ricordato la tragica scomparsa di Federica, dicendo «che a volte il Padre eterno è distratto», contrapponendo la morte della 16enne «che non avrebbe fatto del male nemmeno a una farfalla» alle esistenze di drogati. La messa si è conclusa con la consegna dei doni e il brindisi.
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