Don Ivano: «Oggi la nostra preghiera è la vera ricchezza»

CORTINA. Commozione quando durante la messa è arrivato l’elicottero del Suem a Rio Gere. Il parroco decano, don Ivano Brambilla, ha interrotto l’omelia per consentire ai tanti presenti un momento di raccoglimento. Ieri pomeriggio sulla terrazza del rifugio si è celebrata la messa in ricordo delle vittime di Falco. La cerimonia per Dario, Fabrizio, Marco e Stefano, organizzata dalla delegazione Dolomiti Bellunesi del Soccorso Alpino, dal Suem 118 e dall’Usl1 Dolomiti, doveva tenersi davanti alla cripta a Ru de ra Gieres, dove cadde l’elicottero. Vista la pioggia si è preferito fermarsi a Rio Gere. «Preghiamo per chi ha sofferto e soffre per la loro morte», ha detto don Ivano, «perché guardi al futuro. Preghiamo è ciò che possiamo fare. La nostra preghiera oggi è la vera ricchezza. Per me è un dovere fare quello che posso, e io posso solo pregare. Lo dissi anche a mio fratello che, giovane, ateo e morente, mi chiese di non fargli il funerale. Gli risposi che doveva lasciarmi fare quello che potevo fare, ossia pregare». Il ricordo dei quattro “angeli”, della loro spontaneità, del loro grande cuore, del loro impegno, è ancora vivo in coloro che li conoscevano, ci lavoravano assieme e li amavano. E ieri erano in tanti a Rio Gere a pregare per Dario, Fabrizio, Marco e Stefano. Rappresentati di Regione, Provincia e Comuni, tanti soccorritori e membri delle varie forze dell’ordine e numerosi cittadini. Presente come ogni anno l’amica di Spaziani, la parlamentare Rosy Bindi, che ha casa a Borca e che da anni frequenta la valle del Boite.
«È bello vedere che, anche dopo dieci anni, la comunità non dimentica», ha dichiarato, «a questa messa siamo sempre in tanti. Quest’anno sono anche state posizionate le quattro sfere e credo sia un bel segno, un’iniziativa importante. Certo, non risolve il problema degli ostacoli al volo, ma questi cavi almeno oggi sono visibili. Chiedevamo da anni che i cavi fossero segnalati. Forse, se le sfere ci fossero state dieci anni fa, non sarebbe successo».
Si convive con il dolore, con la mancanza, ma si cerca di andare avanti, di trovare la forza nell’esempio che i ragazzi di Falco hanno lasciato, perdendo la vita durante un intervento, impegnati ad aiutare gli altri. —
A.S.
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