Don Giulio diventa un caso

Il parroco prolunga il suo viaggio. La diocesi: sta bene
Don Giulio Antoniol
Don Giulio Antoniol
FELTRE. E’ tornato a Lamon, sull’altopiano d’origine, don Giulio Antoniol e da lì non si muoverà fino al momento dell’incontro con il vescovo Andrich per comunicargli le sue decisioni, magari molto sofferte, su un futuro con o senza tonaca. Ma intanto i suoi concittadini lamonesi lo hanno visto sorridente e disteso come se avesse finalmente trovato una dimensione e come se si fosse tolto un peso di dosso, magari determinato da un eccesso di incombenze e dalla sensazione di non farcela più. Certo, il dimagrimento è balzato subito agli occhi.


Del resto il giovane parroco è reduce da un lungo viaggio, ha percorso a piedi il cammino di Santiago di Compostella, fino a Finisterre e ritorno, per venticinque chilometri al giorno. Ma anche se la domanda era lì sulla punta della lingua, i più si sono fatti scrupoli a chiedergli le sue future intenzioni. Nemmeno don Liviano Bernardi, parroco di Lamon, si è sentito di entrare nel merito di una vicenda che fa stare con l’anima in pena i parrocchiani feltrini preoccupati sia di non potersi più affidare al sacerdote, sia di possibili tormenti dell’anima attraversati in silenzio e in solitudine. Ma la cosa che ha tranquillizzato don Liviano, che lo ha visto ieri, sono le condizioni fisiche del collega e il suo aspetto raggiante che evocano una sensazione di grande benessere interiore.


La diocesi, tramite il portavoce don Giuseppe Bratti, mantiene il più stretto riserbo sulla vicenda, almeno fino a quando don Giulio Antoniol non avrà incontrato personalmente il vescovo per confermare la sua scelta di vita, qualunque essa sia. Il fatto che l’arciprete non fosse presente alla cerimonia delle cresime in duomo, domenica scorsa, ha fomentato fra la gente i dubbi peggiori, ossia che don Giulio non tornasse più alla sua parrocchia con la tonaca. Prima ancora erano circolate altre voci, né scandalose né incredibili, su una relazione che don Giulio avrebbe intrecciato con una donna dell’est Europa. «Abbiamo sentito mille versioni», dice il portavoce della Curia che ribadisce, ancora una volta, il passaggio cruciale, quello del confronto diretto fra il vescovo e l’interessato. «Prima di allora non siamo assolutamente in grado, né sarebbe corretto, di dire se in atto c’è una crisi della vocazione, o se questa versione è del tutto priva di fondamento».


E oggi don Giulio Antoniol sarebbe atteso in largo Castaldi per una riflessione religiosa sul rastrellamento nazista del 1944, esitato in tre uccisioni e in 114 deportazioni nei lager di Bolzano, Flossenburg e Mauthausen.

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