Don Gabriele: «Ritorno a casa»

Si è insediato il nuovo parroco, era stato cappellano 30 anni fa
A sinistra l’arrivo del nuovo parroco e immagini della cerimonia
A sinistra l’arrivo del nuovo parroco e immagini della cerimonia
 
LONGARONE.
Don Gabriele Bernardi si è insediato come nuovo parroco di Longarone. Di fronte ad una chiesa colma di persone, e al vicario generale don Luigi Del Favero, don Bernardi ha ufficialmente fatto il proprio ritorno nella parrocchia dove era già stato come cappellano appena ordinato sacerdote, dal 1975 al 1978. Con la cerimonia di ieri gli sono state affidate le parrocchie di Longarone, Igne ed Ospitale di Cadore: in questo compito affianca don Giuseppe Bortolas, in qualità di parroco in solido.  «Sono qui per cercare il bene di cui è capace questa comunità - ha detto don Bernardi rivolgendosi ai fedeli -; per questo vi chiedo di aiutarmi, e di avere pazienza».  Dopo la sua prima permanenza a Longarone aveva avuto incarichi in altre parrocchie della diocesi, e da 12 anni era a Gerusalemme, come guida spirituale per i pellegrini al Santo Sepolcro.  «Quando ero a Gerusalemme - ha esordito don Bernardi nell'omelia - accoglievo i pellegrini dicendo loro che in quel luogo non avrebbero incontrato Gesù: lui li aspettava a casa. Di tutti i posti in cui sono stato non conservo quasi nulla, ma della mia prima esperienza come parroco a Longarone ho tenuto un calice. Per me quindi tornare a Longarone è come tornare a casa, e qui spero di incontrare Dio insieme a voi».  «Voglio dare un bentornato ad un sacerdote che conosce benissimo questa comunità - ha spiegato il sindaco Padrin nel suo discorso durante la cerimonia - e che trent'anni fa ha inaugurato questa chiesa, dando un contributo straordinario alla ricostruzione del paese. Ho di don Gabriele un ricordo personale legato agli anni della mia infanzia: ho fatto con lui la prima comunione, quindi essere qui ad accoglierlo oggi come sindaco mi fa un certo effetto».  «Guardandomi intorno - ha risposto don Gabriele, che si è rivolto al sindaco chiamandolo per nome - incontro volti e persone che avevo lasciato trent'anni fa, e che ora risvegliano ricordi vivi nella mia memoria. Ricordo bene le prime cerimonie in questa chiesa, appena inaugurata: una festa del volontariato ed una prima comunione, con oltre ottanta bambini».  Sulla cerimonia non poteva che cadere un velo di malinconia, legato al motivo principale per il quale don Gabriele è tornato dalla Palestina: la tragica morte di don Francesco Cassol. A quest'ultimo va il pensiero del vicario generale ad inizio della cerimonia: «Don Gabriele è qui perché risponde alla preghiera di questa comunità che ha tanto sofferto: don Francesco ci è stato tolto in modo doloroso esattamente cinque mesi fa, lasciando un vuoto nelle parrocchie di cui don Giuseppe ha sostenuto il preso da solo».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi