Dolomiti Contemporanee rilancerà l’ex villaggio Eni

Borca. Un’operazione sociale e culturale ampia che richiederà diversi anni D’Incà Levis: «Creeremo spazi espositivi o attività produttive legate al territorio»

BORCA. Per pochi voti non è arrivato alla fase finale del concorso nazionale “CheFare2”; ma il laboratorio culturale di Dolomiti Contemporanee si ritene soddisfatto dell'esperienza; e, anzi, rilancia con un nuovo grande progetto che coinvolgerà presto le strutture dell'ex villaggio Eni di Borca di Cadore.

«Al concorso siamo arrivati decimi in Italia raggiungendo la quota di quasi 3500 voti online», dice il curatore di Dolomiti Contemporanee Gianluca D'Incà Levis, «i concorrenti erano decine e quindi il risultato è stato significativo. Vediamo però il lato positivo: in questi ultimi due mesi ci siamo fatti molto conoscere e abbiamo cementato una forte rete con tutto il territorio dolomitico, ottenendo il supporto di oltre 100 partner istituzionali e decine di privati e associazioni varie. Certo, siamo stati penalizzati dal fattore demografico, ma questa è l'ennesima conferma della validità del progetto di Dolomiti Contemporanee che sta ricevendo sempre più interesse in provincia di Belluno e non solo. Tra queste manifestazioni di interesse c'è stata quella di Marcello Cualbu, un imprenditore sardo che è il proprietario delle strutture dell'ex villaggio Eni di Borca. Il villaggio ora è un sito depresso enorme sotto l'Antelao: in totale 200mila metri quadri con la parte centrale della colonia, di cui ci occuperemo in modo particolare, che ne misura 30mila e ha ben 4km di corridoi. Il villaggio fu costruito negli anni 50 su intuizione di Enrico Mattei per le vacanze dei dipendenti Eni ed è stato progettato dagli architetti Edoardo Gellner e Carlo Scarpa. I proprietari ci hanno chiesto di salvare queste splendide strutture dell'oblio con un'operazione sociale e culturale come abbiamo già fatto nei “cantieri” di Sospirolo, Taibon, Casso e nel rifugio Brigata Cadore sul Nevegal. Stavolta ovviamente si tratterà però di qualcosa di molto più ampio e ci vorranno diversi anni, tre o forse cinque, da dedicare allo studio per i piani di agibilità e alle possibili applicazioni come la creazione di uno spazio espositivo per mostre e altri eventi cultuali oppure l'instaurarsi di attività produttive fortemente legate al territorio come già successo per esempio nell'ex occhialeria Visibilia a Taibon dove alcuni imprenditori hanno creduto nel sito e hanno da poco aperto ditte nella zona. Sono stato sul posto per un sopralluogo insieme ad un team di esperti, tra cui Michele Merlo che è uno studioso dell'opera di Gellner, con alcuni amministratori locali e sponsor privati per valutare la situazione. Già questa estate alcuni artisti verranno in residenza ad operare lì: si incomincerà dunque a lavorare sul sito e le prospettive sono estremamente interessanti».

Enrico De Col

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi