Disegni e rose bianche per il saluto a Christie

Piena la chiesa di Don Bosco per lo straziante addio alla bambina di otto anni Tanti i messaggi e grande l’incredulità dei suoi compagni di scuola di Bolzano
Di Gigi Sosso

BELLUNO. Un tappeto di disegni, ai piedi dell’altare. E un girotondo di rose bianche, intorno alla piccola bara. L’abbraccio delle maestre della scuola elementare di Bolzano Bellunese, di tanti bambini e di una chiesa di San Giovanni Bosco piena dell’affetto montanaro di una città. Piangono tutti la dolcissima Christie Mbemba e, con la loro innocenza, le chiedono «perché te ne sei andata così presto e addirittura senza dirci niente?». I compagni di scuola l’avevano lasciata venerdì, felice di essere al mondo, come tutti gli altri giorni. Christie ha passato un sabato sereno e pieno di belle sorprese: la mattina a cavallo, come i fisioterapisti avevano consigliato alla mamma Jubline, il pomeriggio dedicato all’iscrizione agli scout, perchè tra i suoi desideri di bambina c’era quello di diventare una coccinella e la sera il ballo, al ritmo della musica che piace al papà Didier. Soffriva di un po’ di mal di testa, alla fine della giornata, ma niente che potesse far pensare alla tragedia che sarebbe successa il giorno dopo: la febbre alta, la corsa al pronto soccorso e l’irreparabile, nel giro di poche ore. La polmonite fulminante, ma prima ancora l’anemia mediterranea, che non la lasciava in pace fin dalla nascita, in Congo Brazzaville.

Sono stati gli alpini del gruppo S’ciara di Bolzano e Tisoi a scortarla in chiesa e, davanti a loro, i compagni di classe, tutti con una rosa bianca in mano, da depositare sotto la cassa. Alcuni anche con un bigliettino contenente un messaggio, da leggere con emozione, prima dell’inizio della messa: «Sei come un arcobaleno, dopo il sole e la pioggia: ti vogliamo tanto bene»; «Sei un lupetto perso nel bosco, ma anche un gufo attento a ritrovare la strada di casa»; «Ti ricordi quando giocavamo a prenderci? Vincevi sempre tu, ma adesso perché te ne sei andata senza dirmi niente? Ci manchi tanto».

Il vangelo secondo Matteo sembra scritto apposta per l’occasione. Parla dei bambini da prendere a modello e saranno proprio i più piccoli i protagonisti dell’omelia di don Giuliano, che concelebra anche con tre sacerdoti africani e ricorda ogni momento questa bambina con gli occhi nerissimi e profondi e le treccine con le perle: «Noi adulti siamo preoccupati per tante altre cose e, invece, dovremmo preoccuparci di più di voi e fare tutto il possibile, affinché cresciate sereni e al riparo dai pericoli. Tra i canti del coro, c’è spazio anche per una versione strumentale con la chitarra acustica di All my love del gruppo rock Led Zeppelin. Tutto il mio amore, «perché ora Christie è insieme agli altri bimbi, anche quelli morti prima di arrivare a Lampedusa o durante una lunga traversata nel deserto», riprende don Giuliano, «sappiamo molto che arriverà sulle ginocchia di Dio papi, nel senso di padre».

Ci sono anche il sindaco Jacopo Massaro con la fascia tricolore e il consigliere Biagio Giannone, sul primo banco, accanto a mamma e papà: «È la testimonianza della vicinanza di tutta la città e non solo dei quartieri, in cui Christie è cresciuta. È la terza volta che purtroppo dobbiamo salutare un componente della comunità afro-bellunese e l’amore che dimostriamo è sempre lo stesso, tanto più che abbiamo davanti una bambina».

Ci sono anche dei canti in congolese e un’Ave Maria cantata da una bambina dell’asilo di Mussoi, dopo l’ultimo messaggio di una delle educatrici. «Au revoir, mon petit» conclude in francese un amico. Arrivederci, piccola mia.

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