Denigra l’istituto Catullo in rete: serve una perizia psichiatrica

BELLUNO
Poetico lo pseudonimo: un Fiori di pesco, che richiama Lucio Battisti. Avvelenata la recensione della scuola Catullo pubblicata su google, che è costata a una studentessa un processo per diffamazione aggravata: si parlava anche di «mentalità mafiosa». L’imputata è difesa dall’avvocato Tandura e, dopo la prima udienza, sarà sottoposta a una perizia psichiatrica. Il preside e un’insegnante si sono costituiti parte civile con Monticello, mentre la compagna di banco è parte offesa.
L’idea sarebbe quella di chiedere un risarcimento, ma la querela potrebbe anche essere ritirata, in caso di lettera di scuse e cancellazione del post. Il messaggio è visibile da tre anni e ha totalizzato 15 “mi piace”. In tutto, i giudizi sono 24 e la media è 3,2: parecchi navigatori non sono d’accordo.
In aula la polizia giudiziaria ha illustrato le indagini, spiegando come si è arrivati all’imputata, comprendendo fin dall’inizio che si trattava di una donna: «Ho frequentato il corso serale ed è stato uno schifo. È un istituto conosciuto da sempre per essere una scuola pessima e corrotta frequentata dai peggiori elementi di studenti, insegnanti e personale scolastico. Per andare avanti bisogna essere il cocco dei professori e il dittatore della scuola. Va tutto a raccomandazioni, diffamazioni e faide, visto che la maggior parte dei presidi e dei professori sono del Sud, che si sa impongono la mentalità mafiosa dovunque, anche nei piccoli ambienti compresi quelli di montagna. Su 9 insegnanti 7 erano del Meridione per forza l’andamento era pessimo. Quasi tutti pugliesi a parte un umbro. Persino i bidelli erano corrotti e non lavoravano pronti a diffamare e fare la guerra con chiunque. Lasciavano tutto sporco, i banchi erano sempre appiccicosi e scarabocchiati e pieni di cartacce e fazzoletti usati. I muri devastati da chewing gum e scritte. Massima incuria che mostra l’indifferenza in questo posto».
Le ultime righe dedicate alla compagna: «C’era una studentessa sarda di 50 anni, un’esaurita che con manipolazioni e torture psicologiche manovrava e dominava chiunque rendendo l'ambiente talmente disfunzionale da renderlo invivibile ma la lasciavano libera di fare la dittatrice nell'intero corso serale e anche il preside, pugliese, non interveniva ma anzi la incoraggiava».
Lunedì giurerà il perito, davanti al giudice Giua. —
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