Decisive preparazione e attrezzatura Con il 2022 obbligo di pala e Arva

BELLUNO
Lo scialpinismo non perdona chi improvvisa. Se Giorgio De Bona è sopravvissuto nella buca di Cima Lastè, a più di 2.000 metri di quota, lo deve anche all’attrezzatura che aveva addosso e nello zaino. Diversamente non ce l’avrebbe fatta, come chi pretende di affrontare la montagna con le scarpe da ginnastica o di andare a funghi con gli infradito. A parte gli sci e le pelli di foca, aveva pala, sonda, arva e anche coperta termica. Semmai gli si può imputare di essere uscito da solo, cosa che bisognerebbe evitare. L’autosoccorso non funziona, soprattutto in condizioni estreme, come quelle vissute tra sabato e domenica.
Sul mercato, un kit che comprende pala, sonda e arva può costare fra i 300 e i 400 euro, se non si pretende il massimo, ma la spesa può diventare un’assicurazione sulla vita. E dal primo gennaio sarà obbligatorio. Gianluca Rossi fa il medico, ma ha un passato nel Soccorso alpino e un presente da scialpinista. Affronta spesso il fuori pista e conosce gli inconvenienti che possono capitare in certi scenari: «Bisogna essere pronti: alle tre attrezzature indispensabili, aggiungo il casco, un altro accessorio che non può mancare. Un sasso può sempre spuntare ed è quello che è successo al campione di Formula 1, Michael Schumacher».
Finché si va in Nevegal, sulla Faverghera, il rischio è limitato, ma il discorso cambia, quando si fa scialpinismo per davvero: «Capitano gli incidenti, perché il manto bianco può provocare degli equivoci e la situazione può peggiorare a una certa velocità. Potrebbe capitare anche a me di finire un una dolina carsica, ma non ci sarei rimasto a lungo, perché esco sempre con altre persone, pronte eventualmente ad allertare i soccorsi. È la prima regola. Metti che ti procuri la distorsione di una caviglia o si lacera un legamento, non ti muovi più. Quanto al colle cittadino, la pratica dello scialpinismo costa 30 euro all’anno e sono soldi spesi bene».
Che poi non basta comprare l’attrezzatura base in negozio oppure in internet. Come chi si limita a tenere le catene nel bagagliaio della macchina e ai primi fiocchi comincia a pregare che la neve non attacchi sull’asfalto: «È necessario saper usare tutto», sottolinea Rossi, «altrimenti è inutile. Sia tu che il tuo compagno di escursione dovete essere in grado di usare una pala nella maniera corretta, perché in caso contrario c’è il rischio di provocare dei danni ulteriori».
Da Capodanno in poi , le regole cambieranno in montagna e questo era un provvedimento molto atteso: «Credo di sì, a parte il fatto che, come dicevo prima, non basta essere attrezzati, ma è indispensabile sapere cosa farsene dell’attrezzatura. Bisogna che lo capiscano davvero tutti, perché c’è il concreto rischio di perdere la vita».
De Bona ha fatto tutto quello che era possibile, al di là del rischio di non essere accompagnato: «Ha fatto bene a muoversi di continuo, per tenere il più possibile alta la temperatura corporea e a non dormire, perché avrebbe rischiato di fare una brutta fine. Certo a profondità di 30 metri l’arva rischia di non essere di aiuto, ma il suo è un caso estremo». —
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