De Martin è sicuro: «È il monte Cavallino l’icona del progetto»

Tra un mese l’inaugurazione di “Dolomiti senza confini” Il past president del Cai illustra la filosofia dell’iniziativa

CADORE/COMELICO. Non ci sono dubbi per Roberto De Martin, past president del Club alpino italiano: «È il monte Cavallino, con la sua croce, l’icona del progetto “Dolomiti senza confini”. È lassù, in cima a quella montagna, che passa la storia dei nostri rapporti con l’Austria e, in particolare, tra il Comelico e la valle del Gail».

Il comeliano De Martin lo ricorda ad un mese dall’avvio del significativo itinerario attraverso le Dolomiti. Il 9 giugno, infatti, saranno gli alpinisti Reinhold Messner, Fausto De Stefani e Hans Wenzl i testimonial che, a passo Monte Croce Comelico, taglieranno il nastro inaugurale. Interverrà, tra gli altri, anche Kurt Dienberger, pure lui alpinista di fama. La loro presenza, e quella degli altri 200 invitati, sarà un inno alla pace. Messner, De Stefani e Wenzl, arrivando rispettivamente dalla Val Pusteria, dal Comelico e dall’Austria, si incontreranno a quota 2539 metri, a Sella dei Frugnoni, per poi scendere al passo dove alle 11 si farà festa.

«È un progetto storico, quello che si va ad inaugurare», sostiene De Martin, che passa inevitabilmente per il Monte Cavallino e quella croce, con le dodici stelle che rappresentavano allora gli stati europei. Parliamo di 30 anni fa e da allora quella cima è stata il luogo privilegiato, e quindi più simbolico, della collaborazione tra le genti di queste valli».

Centinaia ogni anno, infatti, i “pellegrini della pace” che salgono dai vari Paesi in vetta al monte, dove si celebra una messa.

«Quando iniziammo questo pellegrinaggio», prosegue De Martin, «l’Austria non era ancora in Europa; e per questo insistemmo perché questa diventassi l’icona di un’Unione più ampia possibile».

La croce, ancora oggi, dispone di dodici stelle, le prime dell’UE; tali restano, ma probabilmente, ad avviso di De Martin, bisognerà provvedere ad aggiornare la corona. Ma il Monte Cavallino traguarda anche un’altra problematica, quella dell’autostrada, dello sbocco dell’A27 verso nord.

«Non possiamo incontrarci sulle “Dolomiti senza confine”, e specificamente sul passo Monte Croce, dimenticando l’impegno dell’epoca, da parte di tutta la Val Comelico, contro l’autostrada che doveva passare per Padola, tra l’altro vicino alle attuali piste di discesa, e proseguire sotto il Monte Cavallino. Ricordo ancora», continua De Martin, «l’impegno del comitato che si costituì in Comelico e il deciso no, in particolare, della Regola di Padola. Non trovammo altrettanta mobilitazione in Provincia a Belluno, mentre erano schierati per il no la Val Pusteria e tutto l’Alto Adige».

È con questo spirito che il mondo Cai accompagnerà la nascita dell’anello delle “Dolomiti senza confine”, che collega dodici itinerari tra i più storici e i più suggestivi, paesaggisticamente, di tutti i “monti pallidi”, fino a raggiungere le Alpi Carniche.

Francesco Dal Mas

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