Dayli: scaffali vuoti e futuro incerto

Ci sono dodici negozi in provincia che attendono un piano di rilancio che deve ancora partire. I sindacati chiedono certezze

BELLUNO. I negozi sono stati salvati, i posti di lavoro anche, ma ci sono poche luci e tante ombre attorno alla catena Dayli, il marchio che ha sostituito Schlecker dopo l'operazione salvataggio della scorsa estate. Gli scaffali semi vuoti sono la fotografia di un piano di rilancio che non è mai iniziato.

I negozi Dayli avrebbero dovuto diventare centri di servizio, avrebbero dovuto ampliare l'offerta trasformandosi da semplici rivendite di prodotti per l'igiene della casa e della persona a empori in cui trovare un po' di tutto.

Avrebbe dovuto esserci un servizio lavanderia, dispositivi touch screen per ordinare elettrodomestici. Il condizionale racconta come tutto questo sia rimasto lettera morta. Una semplice visita in uno dei dodici negozi Dayli della provincia offre il quadro della situazione: gli scaffali sembrano pieni solo perché le solerti commesse spostano in prima fila i prodotti.

Ma dietro non c'è nulla. A Portogruaro, sede del magazzino da cui partono i camion per rifornire i negozi, non si riesce a far fronte alle richieste di merce, perché dall'Austria, dove ha sede la casa madre, non arrivano i tir.

E voci sempre più insistenti parlano di chiusure di negozi, in tutta Italia. «La situazione è al limite del surreale», spiega Mauro De Carli della Filcams Cgil, che ricorda gli ultimi, travagliati, mesi della catena che oggi si chiama Dayli, ma che fino a qualche mese fa era Schlecker. «Dayli è il risultato dell'acquisizione di un ramo dell'azienda Schlecker da parte del fondo di investimenti austriaco Tap 09 e di un imprenditore della Novamatic».

Il ramo in questione comprendeva i negozi di cinque paesi: Lussemburgo, Polonia, Austria, dove c'è la casa madre, Repubblica Ceca e Italia. «Da quel momento avrebbe dovuto partire il rinnovamento di questo ramo della Schlecker», prosegue De Carli. «L'idea era quella di mantenere la formula dei piccoli negozi di vicinato, che offrono prodotti di qualità a prezzo contenuto. I punti vendita avrebbero dovuto specializzarsi sugli alimentai per cani e gatti e su prodotti per l'infanzia, e aggiungere tutta una serie di nuovi servizi. Si era parlato della lavanderia, per esempio, ma anche della possibilità di noleggiare un'auto. Se l'operazione fosse andata in porto avremmo avuto empori molto funzionali soprattutto nei piccoli paesi di montagna».

Nulla di tutto ciò, però, è accaduto. «Tre mesi fa i prodotti hanno iniziato a scarseggiare», continua il sindacalista della Filcams. Sembra che i negozi austriaci siano stati rinnovati e che gli scaffali siano belli pieni. In Italia accade il contrario e non si capisce perché. Tra l'altro sono state tagliate anche le spese per le manutenzioni e se si rompe una cassa le commesse sono costrette a fare le ricevute a mano. C'era una riunione in programma fra sindacati e azienda venerdì scorso, ma è saltata. L'amministratore delegato della gestione italiana è appena cambiato e la Filcams chiede notizie sul futuro del gruppo.

Le voci che si rincorrono non sono positive, ma è presto per dire se chiuderanno negozi e dove. Dayli ha punti vendita in tutta Italia, non va dimenticato. Intanto però rimane il problema della merce, che manca e mette in crisi i negozi. E fa salire la preoccupazione per un futuro tutto da chiarire.

Alessia Forzin

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