Dalle rovine riaffiorate dal Piave anche resti di epoca romana

Ci sono due “massi” in pietra bianca del Cansiglio. Prossimo il sopralluogo della Sovrintendenza

BELLUNO

Massi “monstre”, quasi ciclopici: due sono in pietra del Cansiglio e non in arenaria, un tipo di materiale che fa supporre che qualche reperto rinvenuto nell’area golenale del Piave, potrebbe essere anche di epoca romana. Quindi si tornerebbe indietro nella storia di anche un millennio.

Si fa storicamente sempre più intrigante il ritrovamento di un “deposito” di inerti lungo le sponde, dopo il dilavamento e l’erosione della piena del Piave: nello scorso weekend, il giovane bellunese Giulio Case, che abita nella zona, si è imbattuto in quel che non sembravano sassi poi così normali. «Erano pietre particolarmente regolari», ha raccontato, «facilmente toccate dall’uomo, scolpite».

Il numero di reperti è impressionante e alcuni sono davvero di enormi dimensioni: Case ha segnalato il ritrovamento al Comune, interessando direttamente l’assessore Marco Perale che si è subito messo in contatto con la sovrintendenza.

«Attendo i pareri di Ton (il direttore del Fulcis, ndr) e della sovrintendenza per farmi un’idea», spiega l’assessore alla cultura del Comune di Belluno, «certamente la situazione è molto interessante. Ci sono almeno due pezzi di dimensioni “monstre”, da mezza tonnellata, poi altri pezzi che ci diranno qualcosa sulla storia, anche architettonica della nostra città».

«I pezzi del castello saranno interessanti per le dimensioni e per capire le procedure edilizie con cui fu eretto, ci racconterà qualcosa anche sulle tecniche e sulle date di costruzioni della struttura: ho potuto notare vari pezzi legati ancora tra loro con delle malte che avrebbero quindi resistito anche oltre 500 anni».

Non solo frammenti importanti di colonne o capitelli che possono risalire all’epoca medievale. Il ritrovamento, infatti, mostra due generi diversi di materiali usati per le costruzioni: ci sono i reperti in arenaria, ma anche alcuni in pietra bianca del Cansiglio, di probabile epoca romana.

«Due pezzi possono essere romani per il tipo di pietra non arenaria e calcarea come quella utilizzata per costruire il maniero», spiega Perale, che però si mantiene abbastanza cauto. «Sono ignorante in materia, bisogna aspettare gli esperti. Ci sono invece pezzi di pietra bianca del Cansiglio che potrebbero essere romani, ma ci siamo sentiti con la sovrintendenza che verrà a vedere. Comunque sia, quei pezzi lavorati non decorati hanno chiaramente un valore documentario».

I reperti sono stati tutti fotografati dall’assessore e inviati in sovrintendenza: ieri era giorno di chiusura del museo Fulcis, ma in questi giorni sia Denis Ton, conservatore scientifico del Fulcis, sia la sovrintendenza architettonica e archeologica andranno a verificare di persona la portata storica di questo “riaffioramento”. La sovrintendenza è attesa in questa settimana. Interessati ci sono sia la Maioli, per quella architettonica, sia Chiara D’Incà (sovrintendenza archeologica) che potrà esprimere un parere sui due pezzi di pietra bianca che possono essere di età romana». —


 

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