Dal ponte Morandi alla Moby Prince Coppe sempre più re degli esplosivi

Originario di Segusino, ha studiato ad Agordo dove torna spesso Dovrà stabilire se sul traghetto affondato ci fossero degli ordigni 
F.d.m.

IL PERSONAGGIO

Sarà l’esplosivista Danilo Coppe a fare luce sull’esplosione della Moby Prince. Originario di Segusino, ha studiato ad Agordo «e da quelle parti torno sempre molto volentieri per trascorrere qualche giorno di vacanza e rivedere i vecchi amici di un tempo».

Sul nuovo incarico, invece, bocca assolutamente cucita. Materia troppo delicata.

È stato Coppe, come si ricorderà, a far saltare quanto restava del ponte Morandi. È stato sempre lui ad effettuare consulenze anche nell’ultimo processo di appello sulla strage della stazione di Bologna. Bene, ora la Dda di Firenze gli ha assegnato il compito di verificare l’eventuale coinvolgimento della criminalità organizzata nel disastro della Moby Prince, il traghetto andato a fuoco oltre 30 anni fa, il 10 aprile del 1991, dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. Nell’ambito delle indagini i magistrati fiorentini hanno incaricato il geominerario esplosivista di accertare l’eventuale presenza di esplosivo sul Moby Prince, e in generale di appurare se a bordo del traghetto si siano verificate esplosioni. Gli accertamenti saranno effettuati sui campioni raccolti dai periti che hanno lavorato in passato sul caso. Il materiale, custodito a Livorno, dovrebbe essere reso disponibile già nei prossimi giorni. L’inchiesta della Dda di Firenze, volta esclusivamente ad accertare il possibile coinvolgimento della criminalità organizzata, sarebbe parallela a un’altra, più ampia, aperta presso la procura di Livorno.

Sulla tragedia del Moby Prince, in cui persero la vita 140 persone tra passeggeri e componenti dell’equipaggio, è stata istituita anche una commissione parlamentare d’inchiesta. Compito delicato quello che Coppe dovrà affrontare.

«No, prego, non insistete per avere un mio commento», risponde cortesemente, «capirete che non posso dire una sola parola. Se volete, invece, vi parlo di Segusino e di Agordo, dove ho frequentato l’Istituto minerario. Sono la mia terra, ci vado sempre volentieri».

Coppe fu coinvolto dalla Regione anche nello studio per capire se conveniva far saltare le ceppaie delle piante schiantate da Vaia con micro esplosioni. Senz’altro più complesso lo studio che dovrà affrontare ora. A parlare di presenza di esplosivo a bordo del Moby è stata, nel 1992, una perizia della polizia scientifica secondo cui «si sono evidenziate tracce di esplosivo di uso civile, rinvenuto dentro un locale a prua della nave, ove forse alcuni istanti prima della collisione, ci fu una deflagrazione».

Secondo la Scientifica a bordo del Moby Prince vi sarebbero stati 5 tipi di esplosivi civili, quattro dei quali ad alto potenziale, e due di tipo militare. —



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