Dal Piave riemergono piramidi anti carro armato e pezzi del ponte Malcolm

Dopo l’alluvione e la piena di fine ottobre la parte longaronese della valle del Piave ha restituito alcuni reperti della storia del paese di molti decenni fa.
Nella zona Malcolm, tra Castellavazzo e Codissago, le acque agitate dei giorni scorsi hanno infatti fatto emergere testimonianze di costruzioni risalenti alla guerre mondiali che erano state distrutte dalla furia del Vajont.
Non è la prima volta che succede visti alcuni fenomeni di erosione dell’area, duramente colpita dal recente maltempo con la distruzione della pista ciclabile, le crepe in via Uberti che ne hanno determinato la temporanea chiusura e l’abbattimento del leccio secolare.
Il Piave però ha anche riportato alla luce alcuni manufatti che ora sono ben visibili sulla riva. Per prima cosa si possono notare alcune cuspidi in cemento risalenti al tempo dell’occupazione nazista del Bellunese negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale. Durante quel periodo la Todt aveva infatti eretto 200 di queste piccole piramidi, soprannominate “denti di drago”, lungo il tratto fluviale da Termine di Cadore a Davestra: la loro funzione era quella di impedire l’eventuale risalita dei carri armati delle forze alleate. A far luce sulla storia della Todt e sulla sua presenza era stato dedicato un libro qualche anno fa curato dallo storico Ferruccio Vendramini e dalla guardia boschiva Elvio Bez.
Non è tutto. In questi giorni sono riemerse anche le palificazioni dei canali delle vecchie segherie e il basamento del vecchio ponte Malcolm che collegava Castellavazzo a Codissago. Si tratta del ponte costituto dopo i bombardamenti della prima guerra mondiale vicino alla villa Malcolm, tutto in ferro e serviva per attraversare il fiume e andare verso Codissago. Anche questo, insieme alla vicina bellissima villa ricca di piante ornamentali e al complesso industriale delle segherie e della filatura, fu spazzato via dal Vajont.
«Quando eravamo ragazzini andavamo spesso a giocare in quella zona – ricorda Arnaldo Olivier – eravamo affezionatati al vecchio ponte che aveva la particolarità di essere curvato. C’erano anche i paletti in legno, ora tornati visibili, che erano parte della roggia che canalizzava l’acqua per portarla alle segherie Malcolm che si trovavano dove oggi c’è la casetta degli alpini. Da bambini ci divertivamo a saltare su queste sporgenze in quei luoghi che erano il ritrovo per la gioventù di Codissago e dintorni tra gli anni Cinquanta e inizio Sessanta. C’è il progetto, pensato già diversi anni fa e sottoposto all’amministrazione comunale, di recuperare un reperto del ponte e metterlo insieme al cippo memoriale che ricorda villa Malcolm». —
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