Crescono i melanomi nel Bellunese
Dal 1990 al 2018 l’incidenza di questo tumore della pelle è salita vertiginosamente nel territorio dell’Ulss 1. Per contrastare questo fenomeno l’azienda sanitaria avvia una campagna di sensibilizzazione

BELLUNO. Cresce l’incidenza di melanomi nell’Ulss 1 Dolomiti e soprattutto quelli al volto (20%). Anzi la provincia di Belluno è quella che registra l’aumento maggiore in Veneto. A dirlo è la professoressa Alessandra Buja, ordinario di igiene dell’Università di Padova ieri a Belluno per supportare la campagna di sensibilizzazione avviata dall’Ulss per un’esposizione consapevole al sole in montagna dallo slogan “Montagna si, Melanoma no”. Una campagna che partirà quest’anno con la collaborazione di Cai e rifugi alpini, ma che nei prossimi mesi coinvolgerà le associazioni del territorio e anche le scuole. «Si tratta di un piano che rientra in quello nuovo della prevenzione nella nostra Ulss», ha precisato la direttrice generale, Maria Grazia Carraro.
«A livello internazionale si registra ultimamente un aumento del tasso di incidenza del melanoma», esordisce Buja, «soprattutto da uno studio recente del 2022, nelle zone dell’Europa dell’Est e centrale si evidenzia un incremento del 3% annuo di questa patologia. Anche in Veneto si ha un incremento del 3% annuo nella donna e del 3,8% nell’uomo».
Nell’Ulss 1 Dolomiti, però la crescita è maggiore. «Dal 1990 al 2018, gli anni in cui è stato calcolato il trend, si evidenzia un aumento annuo di questo tumore della pelle pari a un +5,8% negli uomini e a un +4,1% nelle donne. Quindi numeri notevolmente superiori a quelli regionali», prosegue Buja.
Questo trend di aumento dell’incidenza inizia ad interessare anche la popolazione giovane sotto i 50 anni: infatti si registra un +7,7% nella donna under 50 e un +7% negli uomini. «Uno dei fattori di rischio per cui troviamo questi dati è la scottatura nell’età infantile. Per cui partiremo anche nelle scuole a sensibilizzare sull’esposizione responsabile al sole», sottolinea la professoressa. Che poi aggiunge: «Questo incremento annuo ha cambiato l’epidemiologia del melanoma nel contesto regionale e provinciale. Nel 1990 il melanoma in Veneto, nella classifica dei tumori più frequenti, era al 15° posto, mentre nel 2018 è salito al 6° posto (4° posto per le donne e 5° per i maschi); mentre nel Bellunese se questa patologia ricopriva la 18° piazza nel 1990, nel 2018 è salita alla settima. E in particolare nell’uomo ricopre il quinto posto, mentre nella donna il sesto».
Se si guarda invece al tasso di incidenza standardizzato a livello europeo, in provincia di Belluno il melanoma nel 1990 aveva un’incidenza di 6,3 nuovi casi ogni 100 mila abitanti nell’uomo, mentre nel 2018 è passato a 40,6 casi ogni 100 mila abitanti, cioè è sestuplicato. «Addirittura nel 2017 il tasso era pari a 56,6 casi su 100 mila abitanti. Questo tasso standardizzato così elevato negli uomini risulta essere il più alto tra quelli stimati in tutte le regioni italiane. Ed è comparabile solo a quello dei paesi a più alta incidenza di melanoma come l’Australia». Il tasso per le donne, invece, è passato da 13,8 nuovi casi per 100 mila abitanti del 1990 al 27,5 nel 2018.
Attualmente negli ospedali bellunesi vengono visti circa un centinaio di nuovi casi di melanoma ogni anno.
Per quanto riguarda il tasso standardizzato di mortalità nei maschi (8,37% contro un 4,72% veneto nel 2020) si rileva una mortalità maggiore a Belluno rispetto al Veneto, mentre per le donne è del 3,61% contro un 2,68% veneto.
Se la prevenzione resta il fattore principale per scongiurare questo tumore della pelle tramite un’esposizione responsabile al sole munendosi di crema solare, la diagnosi precoce è fondamentale per evitare esiti infausti. Se preso per tempo, dal melanoma si può guarire. «Nell’Ulss 1 Dolomiti il 62% dei melanomi scoperti è allo stadio 1 cioè iniziale, in linea con i dati veneti, mentre sono pari al 18% quelli scoperti a stadi avanzati quali 3 e 4 contro il 14,3% del Veneto».
Resta fondamentale quindi la prevenzione primaria, tramite dei comportamenti corretti quando ci si espone al sole sia d’estate che d’inverno sia al mare che in montagna, ma anche la diagnosi precoce. «Per questo è fondamentale l’autovalutazione della propria pelle e se si notano cose particolari o accrescimenti di macchie bisogna rivolgersi al medico», ha detto Carlo Riccardo Rossi, professore dell’Istituto oncologico veneto. «Sappiamo che il 70% dei melanomi viene autoindividuato. E questo aiuta ad intervenire prima sul tumore evitando quindi metastasi o complicazioni. Ma serve che si punti sui comportamenti corretti e sull’osservazione periodica della propria pelle».
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