Costa felice a metà: «Pochi alle urne»

Il confermato sindaco di Falcade: «Premiati per ciò che abbiamo fatto e per i programmi che riguardano il nostro futuro»
FALCADE. «La fiducia di tante persone è motivo di grande soddisfazione, ma il calo dell’affluenza ci interroga tutti». Per Michele Costa il primo lunedì da sindaco rieletto di Falcade è all’insegna dell’entusiasmo per un risultato che non aveva dato per scontato, ma anche della riflessione per quei circa 300 elettori che mancano all’appello. Nel 2012 Costa ottenne il 60,42% (797 voti, con quattro liste). Ieri è salito al 61,2%, ma sceso nel totale dei voti (641, con tre liste). «Un risultato positivo che non abbiamo mai dato per scontato», dice Costa, «e che è un giudizio sui cinque anni passati, ma anche un voto sulle persone e sul programma che esse intendono portare avanti in futuro».


In consiglio entreranno tutti i candidati consiglieri. Fra questi spicca il risultato di preferenze ottenuto dal vicesindaco uscente Gianni Ferrini, che invita a pensare a una riconferma in giunta. «Nei prossimi giorni», frena Costa, «faremo dei ragionamenti tra noi e decideremo».


Oltre al pensiero sulla stagione turistica alle porte, ieri il sindaco ha avuto pure quello del calo dell’affluenza. Nel 2012 su 2.130 elettori avevano votato in 1.354 cioè il 63,57%, domenica su 2.110 elettori hanno votato in 1.076 cioè il 51%. Sono 278 votanti in meno: –12,5%. «È un dato che mi ha colpito e fatto riflettere», ammette Costa, «certo la data del voto non ha di certo aiutato, ma credo anche che la politica stia creando disaffezione nei cittadini. Una sfiducia che si manifesta anche quando si tratta di scegliere qualcosa di vicino e concreto, perché anche noi amministratori siamo visti come politica». «A Falcade cala l’affluenza», continua Costa, «a Rivamonte c’è una sola lista, a Pieve di Cadore non si raggiunge il quorum e a Cencenighe non si presenta nessuno: credo ci siano dei cittadini che dicono: “Tanto qualcuno ci penserà”. E invece io dico che non si può aspettare che altri facciano per noi. Se vogliamo essere parte di una comunità, bisogna partecipare».


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