Cormorani, lavori e calo dei tesserati: i pescatori feltrini stringono i denti

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Cormorani che fanno strage di pesci, dissesti da maltempo, lavori negli alvei che vanno a modificare l’ecosistema dei corsi d’acqua, le limitazioni anti Covid e la disaffezione che hanno fatto calare pesantemente gli iscritti dai 694 del 2019 a 538, facendo diminuire i fondi per il ripopolamento dei torrenti.
Il 2020 è stato un anno difficile per il bacino di pesca 10 Acque feltrine, che ieri ha celebrato la sua assemblea, per la prima volta online.
«Ho scelto l’anno giusto per il mio primo anno da presidente», ha scherzato Denis Zatta, rimarcando che comunque il bacino ha tenuto fede agli impegni di ripopolamento dei corsi d’acqua, pur andando in perdita economica. E sperimentando anzi qualche stratagemma per sfuggire alla voracità degli uccelli predatori: dall’immettere le trote marmorate nelle risorgive all’utilizzo sperimentale del laghetto dell’ex cartiera di Vas.
È finita comunque con una perdita economica di 4.800 euro, perché il maltempo ha pure causato danni al tetto dell’incubatoio di Tomo, struttura fondamentale per la “produzione” delle trote marmorate, la specie autoctona, con cui ripopolare i corsi d’acqua.
Anche questo 2021 appena iniziato si presenta comunque impegnativo. Non solo perché il bacino 10 si aspetta che i soci calino ancora – mentre nel 2020 hanno sostanzialmente tenuto botta i permessi di pesca giornalieri – ma anche perché si continuerà a lavorare sui corsi d’acqua, e ruspe e scavi negli alvei fanno a pugni con la tutela delle specie ittiche.
«Quest’anno ci saranno problemi di pesca sul Piave da Carpen fino al confine della provincia», ha spiegato il presidente Zatta. «Ci sono dei lavori di somma urgenza in corso a Sanzan per il ripristino delle opere sotto la linea ferroviaria, lavori che si protrarranno per tutta la stagione. Sono lavori che comunque monitoreremo. Sulla Sonna un altro intervento si è concluso da poco per i lavori di ripristino della strada di Canal».
Dunque quest’anno, ha annunciato Zatta, si navigherà a vista: il bacino 10 manterrà fede agli impegni con la Provincia per il ripopolamento delle acque feltrine con trote marmorate, fario e temoli, ma si ridurranno le immissioni di capi per il “pronto pesca”, prevedendo un nuovo calo di tesserati. Intanto però si sta per chiudere la partita della cessione dell’incubatoio alla Provincia: «Entro marzo si dovrebbe raggiungere l’accordo definito e andare dal notaio», ha detto Zatta.
La struttura di Tomo, una volta passata a Palazzo Piloni, acquisterà nuovo slancio, con un progetto da 300 mila euro per la ristrutturazione, la creazione di un’area tematica, un nuovo laghetto.
I problemi da affrontare restano comunque molti, in primis quello degli uccelli che fanno strage di pesci, vanificando il lavoro di ripopolamento fatto dai pescatori.
Claudio Canova della Federazione dei bacini di pesca, ha sottolineato che è già stato chiesto un incontro con il nuovo assessore regionale Corazzari e che è stata sollecitata anche una informazione puntuale ai bacini di pesca, tramite la Provincia, sui lavori in programma lungo i corsi d’acqua: «In due casi sono entrati con le ruspe subito dopo la semina del novellame», ha spiegato.
Ma sul fronte del contenimento degli uccelli che fanno incetta di pesce la partita va ben oltre i confini bellunesi, nonostante i pescasportivi abbiano fatto pressione sui rappresentanti veneti a Roma: «I cormorani, in questo momento, non sono la priorità del governo». —
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