Confessa un’aggressione ma si tratta di autocalunnia
BELLUNO. La confessione diventa autocalunnia. La procura ha chiuso le indagini sull’uomo che si era autodenunciato per l’aggressione di Claudio Mazzaro, presentandosi ai carabinieri. Per i fatti accaduti nel 2010, in via Roma, sono stati condannati a due anni di reclusione con pena sospesa e 40 mila euro di risarcimento i due giovani bellunesi Lorenzo Bogo e Valentina Reolon.
Gli attivisti della Casa dei Beni Comuni hanno presentato appello, ma collegato a questo processo ce n’è un altro, che si celebra a Trento e riguarda il solo Bogo. Al momento della lettura della sentenza, l’uomo ha applaudito ironicamente il giudice Riposati e il procuratore Pavone l’ha indagato per oltraggio. Quando c’è un magistrato di mezzo, la sede è quella trentina. Tornando a chi il giorno dopo si è intestato le lesioni gravi, è stato indagato e adesso dovrà difendersi sì, ma dall’accusa di un reato diverso: l’autocalunnia. Cioè il fatto di essersi accusato, pur sapendo di essere innocente. L’uomo è difeso dall’avvocato Rasera Berna.
Quella sera sarebbe scoppiata una lite e Bogo avrebbe dato uno spintone a Mazzaro, facendolo cadere. Ma non era sua intenzione fargli del male nè tanto meno rompergli una gamba. Dopo la caduta, Mazzaro si sarebbe rialzato e allontanato senza problemi. A distanza di ore, va in Pronto soccorso dove gli riscontrano la frattura e spiega di essersi fatto male da solo. Dopo nove giorni, però, va a presentare una denuncia e accusa Bogo e Reolon. (g.s.)
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