Confcooperative in crisi in arrivo il commissario

La mancanza di liquidità costringe direttore e presidente a dimettersi Finiscono in liquidazione le due coop servizi. Licenziati alcuni dipendenti
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Confcooperative (l’associazione che raccoglie le cooperative che operano nel Bellunese) ha praticamente chiuso i battenti, mentre le cooperative servizi collegate sono in liquidazione. Si va, quindi, verso il commissariamento dell’associazione.

Dopo le dimissioni del direttore Marco Coliandro nell’aprile scorso e del presidente Marco Rossato a settembre, a breve è atteso l’arrivo del commissario Maurizio Ottolini inviato da Confcooperative nazionale, che avrà l’ingrato compito di sistemare i conti e rianimare l’associazione locale. Non si conoscono i tempi necessari per questa operazione, nel frattempo l’associazione resta chiusa. In pochi pensano che Confcooperative Belluno possa ripartire, più probabile che possa essere inglobata dalla consorella trevigiana.

I problemi che hanno portato al terremoto in seno all’associazione sarebbero legati a operazioni che hanno contribuito a lasciare senza liquidità le casse dell’associazione, oltre a “beghe” politiche ai vari livelli associativi. Particolarmente difficile la situazione economico-finanziaria che si sarebbe presentata nel 2011 alla nuova dirigenza a causa di operazioni finanziarie impegnative fatte negli anni; tra queste la “fusione” della cooperativa servizi di Confcooperative con quella della cooperativa Sacs, per la gestione delle buste paga e della contabilità delle associate. Per l’occasione era stato acquistato anche un immobile, tramite l’apertura di un’ipoteca sulla sede di proprietà di Confcooperative.

Col tempo, però, iniziano i problemi: la cooperativa servizi ha pochi clienti e troppi dipendenti, che vengono quindi licenziati; alla fine, per garantire il servizio, Confcooperative è costretta a chiedere aiuto alla cooperativa servizi di Treviso. Ma se i clienti se ne vanno, i guadagni diminuiscono, tanto che la nuova dirigenza è costretta a metterla in liquidazione, cercando di chiudere le linee di credito con le banche e ricostituendo un po’ di liquidità. A questo punto, la dirigenza chiede aiuto alle sedi regionale e nazionale, che però non intervengono significativamente. Il consiglio decide, però, di avviare agli inizi del 2013 una nuova cooperativa servizi, la “Dolomiti servizi alla cooperazione”, contando sull’aiuto economico promesso dalla sede nazionale (aiuto che non sarebbe mai arrivato). La mancanza di soldi e di appoggio interno ed esterno costringe la dirigenza a sciogliere la Dolomiti servizi e a metterla in liquidazione. Seguono a stretto giro di posta le dimissioni del presidente.

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