Condannato a risarcire il Comune di 8mila euro

San Vito. L’ex segretario Gentile avrebbe causato un danno all’amministrazione nella procedura di affidamento in affitto del rifugio Larin nel settembre 2008
Di Gigi Sosso ; Di Gigi Sosso
La rassegna di film europei doc si terra' all'interno del municipio di San Vito a partire dal 19 di ottobre
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SAN VITO. Il segretario risarcisce il Comune. Ma di una cifra molto inferiore rispetto a quella chiesta dalla Procura. L’accusa aveva chiesto quasi 23 mila euro a Domenico Gentile per «un presunto danno erariale causato dalla grave negligenza riscontrata nella procedura di affidamento in affitto del rifugio Larin». La Corte dei Conti di Venezia, con Angelo Buscema presidente, Giuseppa Maneggio consigliere relatore ed Elena Brandolini consigliere, ha condannato invece l’imputato al pagamento di 8 mila euro al Comune di San Vito, più 625 e spiccioli per le spese di giudizio. Gentile ha accettato il pronunciamento, preferendo non commentare.

La vicenda era cominciata dopo una segnalazione alla Procura del 1° giugno 2011. Secondo quanto si legge negli atti, quattro anni prima, l’allora sindaco e i gestori del rifugio avevano firmato un accordo per risolvere bonariamente una controversia relativa allo sfratto, dopo la fine del periodo di affitto. Quello che si chiama atto transattivo, aveva previsto il diritto di prelazione degli stessi gestori nel caso l’amministrazione comunale avesse voluto poi provvedere al rinnovo del contratto di locazione.

Nel settembre 2008, il Comune di San Vito decide di affidare la nuova concessione per il rifugio attraverso una gara pubblica e secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Vince Alessio Talamini e Gentile firma il contratto, senza informare i precedenti gestori che vantavano il diritto di prelazione. Per questo, Pierina De Vido presenta una richiesta di risarcimento di 180 mila euro. Il Comune ammette l’errore, ne stanzia 20 mila e, allo stesso tempo avvia un procedimento disciplinare nei confronti di Ge ntile.

Il pubblico ministero Chiara Imposimato ha parlato di «inescusabile negligenza, imperizia e imprudenza» e chiesto il pagamento di 22 mila 849 euro. Mentre la difesa, con l’avvocato Anna Zilli, ha sostenuto la totale estraneità del segretario rispetto alla decisione dei Comune e dei conduttori del rifugio. Non aveva partecipato all’iter amministrativo né al processo di formazione della volontà dell’amministrazione. La sentenza ha stabilito 8 mila euro, più 625 di spese.

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