Con Peres la matematica diventa gioco della vita

di Francesca Valente
PEDAVENA
La matematica aiuta a vivere meglio. Lo sostiene da anni il matematico, nonché “giocologo” – il termine non è errato, ma l’ha inventato lui per autodefinirsi – Ennio Peres, conosciuto per le sue pubblicazioni, oltre che per l'originale approccio alla materia. Venerdì sera è stato ospite di una sala Guarnieri gremita di pubblico, soprattutto di insegnanti, che hanno ascoltato con curiosità i parallelismi che ha tracciato tra teorie matematiche ed elementi di vita concreta, in un “gioco per la vita”.
«Gli studenti la odiano» ha osservato durante la sua relazione, «ma non è sempre colpa dell’insegnamento; ormai fa parte della cultura, del pensiero generale». Nella sua presentazione ha analizzato i molti esiti concreti dell’astrattezza matematica: dal mezzo bicchiere più mezzo bicchiere, che secondo l’operazione dà un bicchiere solo (infatti: 1/2+1/2=1), ma prendendo realmente due mezzi bicchieri e provando a raccogliervi l’acqua come se uniti ne formassero uno, la cosa non funziona di certo.
O ancora: la «trappola mentale» dei numeri ritardatari del gioco del otto, su cui la gente scommette perché convinta che, alla lunga, abbiano più probabilità di uscire. Ma i calcoli probabilistici si attestano su percentuali di riuscita improbabili. In conclusione: non esiste un metodo matematico per vincere, esiste solo l’illusione di vincere soldi spendendoli. Bel paradosso.
Ennio Peres è anche conosciuto per i suoi anagrammi (un esempio: "Michele Sindona, indole meschina"), per i suoi rebus e per le parole crociate. Insomma, una disciplina dal linguaggio universale che è teoricamente perfetta, ma che può applicarsi felicemente anche nella vita. E Peres ne diventa un interprete a 360 gradi.
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