Commozione per l’addio di don Diego

Tutta Santo Stefano all’ultima messa del suo parroco che (dopo 25 anni ) lascia per diventare l’arcidiacono del Cadore
Di Stefano Vietina

SANTO STEFANO. Tutta Santo Stefano si è stretta attorno a don Diego per la messa solenne durante la quale ha salutato la comunità. Dai bambini ai pensionati, dall'amministrazione comunale agli Alpini, dalla Regola ai Vigili del Fuoco, ciascuno ha voluto partecipare a questo momento di commiato in cui, dopo ben 25 anni, si mischiavano la malinconia per il distacco, ma anche la gioia dettata dalla fede che guarda sempre al futuro. Sentimenti che sono stati ben descritti dal discorso che la maestra Bice De Pol, 77 anni, che ha organizzato la manifestazione insieme a tutto il gruppo parrocchiale, ha rivolto al sacerdote. «Parlo con la nostra vecia lenga de San Piero», ha esordito Bice, ricordando le comuni origini di Presenaio, nel comune di San Pietro, «siamo nati in due vecchie case di sassi vicino al Piave, dove abbiamo sentito per la prima volta le voci delle nostre mamme, Giulia e Plonia, così amiche. Ci siamo poi trovati qui a Santo Stefano negli anni più importanti della nostra vita. Voglio riferirmi alla parabola del buon seminatore», ha proseguito, «la vostra parola, i vostri insegnamenti, le vostre fatiche hanno fatto crescere la nostra gente. L'erba è cresciuta, ha trovato tanta terra buona, ma anche sassi aridi e bruse (cespugli, ndr), ma è diventata grande e buona. Ora l'erba è in pace e zac, un taglio, la vostra partenza, ma pre' Diego (da noi si dice così, non don...) le radici restano solide, forti e benvolute. Vi ricorderemo sempre». Vari i momenti toccanti nel corso della cerimonia, concelebrata da don Maurizio Doriguzzi, parroco di Campolongo, da don Clorindo De Silvestro di San Pietro e da don Michele Molaro di Sappada. Ed anche don Diego, al termine dell'omelia, forse realizzando che quelle erano le ultime parole che rivolgeva da parroco alla sua gente, ha avuto un comprensibile momento di commozione. Ma, come suo costume, ha invitato a guardare avanti e soprattutto in alto, verso il Padre. Don Diego Soravia è nato a Presenaio nel 1949 ed è stato parroco di Santo Stefano per 25 anni, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo a Padola ed a Farra d'Alpago; ha tre fratelli (Aldo, Desiderio e Bianca) e sarà seguito a Pieve di Cadore dalla mamma Giulia di 88 anni, che vive con lui. A Santo Stefano gli succederà don Paolino Rossini, nato a Selva di Cadore nel 1947, e che proviene dalla parrocchia di Mas-Peron di Sedico: il suo ingresso solenne è previsto per il 27 gennaio. Ma domenica tutta l'attenzione era ovviamente per Don Diego, «con sentimenti di riconoscenza per quanto ha realizzato in questi 25 anni», ha detto Alessandra Buzzo, «dalle ambulanze ai lavori per la chiesa e la canonica; dalle celebrazioni in occasione delle visite del Papa Giovanni Paolo II, alle escursioni in montagna per i ragazzi ed i turisti. E ci sarebbero tanti altri ricordi», prosegue il sindaco, « anche discussioni, contrasti e chiacchierate, momenti facili e meno facili. Ma quando qualcuno lascia la famiglia si ricorda soprattutto il buono di quello che si è vissuto insieme.” E dopo la Messa, la consegna dei regali e poi tutti insieme al rinfresco in canonica, organizzato dalle catechiste.

twitter@vietinas

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi