Cippato di alta qualità e certificato direttamente dai boschi bellunesi

Per sfruttare il legname schiantato da Vaia si punta anche sulle piattaforme logistiche strutture che permettono di stoccare il materiale in eccesso, per poterlo rivendere in seguito 

L’intervista



Come sfruttare gli schianti causati dalla tempesta Vaia, valorizzando una delle maggiori risorse della montagna bellunese? Come immettere sul mercato una grandissima quantità di materiale legnoso, in certe zone addirittura l’equivalente di nove/dieci anni di taglio boschivo, concentrati in pochi mesi? Creando biocombustibili di qualità e certificati, sfruttando le piattaforme logistiche di biomasse, che hanno permesso e permettono alle aziende di stoccare il materiale in eccesso, per poterlo poi rivendere in momenti di minor pressione di mercato e, di conseguenza, a prezzi migliori.

«Queste piattaforme logistiche sono infrastrutture fondamentali», spiega Valter Francescato, direttore tecnico di Aiel, associazione delle imprese della filiera legno-energia, «per offrire biocombustibili di qualità: piazzali, coperture, sistemi di essiccazione e di vagliatura del materiale; ma anche centri commerciali dove accogliere i clienti. Per questo le abbiamo messe in rete e abbiamo pubblicato una mappa nell’ultimo numero del magazine Agri4Energy e sul nostro sito www.aielenergia.it».

Questo catalogo di Aiel è il frutto di un accurato monitoraggio su tutto il territorio nazionale, e presenta le piattaforme delle aziende associate, segnalando la tipologia qualitativa dei prodotti commercializzati e i relativi contatti. Delle nove piattaforme registrate in Veneto, quattro operano nel territorio bellunese, a conferma del ruolo di queste imprese nei territori montani. Si tratta di produttori professionali come Green Energy di Pieve di Cadore, Varet di Belluno, Ecodolomiti e Holzmede di Agordo. «A partire dal 2012», spiega Francescato, «una deroga regionale ha dato anche alle aziende non agricole, che però lavorano biomasse legnose, la possibilità di costruire strutture di stoccaggio in aree agricole. Grazie anche all’aiuto dei Fondi del Piano di Sciluppo Rurale, alcune aziende hanno costruito le proprie piattaforme coperte destinate allo stoccaggio della legna e del cippato e al ricovero dei mezzi di lavoro. Sono stati fatti importanti investimenti anche in attrezzature, mezzi e macchine forestali, oltre che in dotazioni per la prevenzione degli incidenti sul lavoro».

Quanto è importante il settore nel Bellunese?

«La provincia di Belluno ospita oltre metà dei boschi presenti in Veneto, un patrimonio naturale di valore inestimabile, dal punto di vista ambientale, naturalistico e paesaggistico, ma anche un’opportunità e una responsabilità per l’economia locale. Per questo si tratta di un’area deputata a ospitare strutture dedicate alla valorizzazione di combustibili legnosi, prodotti a partire dalle risorse legnose locali».

Risorsa energetica a km zero, dunque?

«Sì, e oltre ad avere un impatto positivo sul bosco, in quanto frutto di interventi di gestione forestale pianificata e controllata, la valorizzazione a scopo energetico delle biomasse legnose in moderni impianti tecnologici, non produce alcun effetto negativo sulla qualità dell’aria locale, riduce la dipendenza dai combustibili fossili e crea possibilità di lavoro locale, aumentando in definitiva il valore complessivo di un territorio. In media, la filiera energetica del cippato locale crea da 7 a 15 volte più occupazione rispetto alle fonti fossili».

Perché?

«Perché va considerato il lavoro nel bosco e quello nelle piattaforme logistiche, per la preparazione dei biocombustibili, la costruzione dell’impianto e la sua manutenzione. Inoltre, a parità di calore utile prodotto, le fonti fossili producono circa 10 volte più CO2 della fonte rinnovabile legno».

Chi usa il cippato?

«Centrali a biomassa a servizio di edifici pubblici (scuole, piscine, palestre), reti di teleriscaldamento (ad esempio quella presente a Santo Stefano in Cadore), strutture alberghiere, serre, ma anche caldaie a uso residenziale, in particolare nelle aree montane, e piccoli impianti di cogenerazione aziendali».

Poi c’è cippato e cippato...

«Certamente, i biocombustibili legnosi non sono tutti uguali, ma si differenziano per classi di qualità. E per garantire al consumatore la certezza di acquistare legna da ardere, cippato e bricchette di qualità, noi di Aiel, che sottolineo siamo l’associazione che rappresenta le imprese della filiera legno-energia dal bosco al camino, abbiamo sviluppato la certificazione Biomassplus®».

Ovvero?

«Si tratta di uno schema di certificazione volontario applicato a produttori e distributori di legna da ardere, ma anche cippato e bricchette, che attesta le caratteristiche qualitative del prodotto, classificandolo nelle classi di qualità A1+, A1, A2, B. Se uno acquista materiale certificato dal marchio Biomassplus® ha la garanzia di legalità e tracciabilità, perché è possibile rintracciarne tutte le fasi del processo produttivo; di sostenibilità ambientale, perché il ciclo produttivo del biocombustibile immesso sul mercato genera un risparmio di emissioni di CO2 equivalente pari almeno al 70% rispetto al gas naturale, a parità di energia producibile; e di qualità del prodotto e del processo produttivo, controllata periodicamente dall’organismo di certificazione. Insomma, per scegliere al meglio il combustibile da bruciare nella stufa, camino o caldaia, è opportuno acquistare da aziende certificate». —

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