Cinghiate al figlio non dimostrate: assolta

L’accusa nei confronti di una madre brasiliana era anche di punirlo con le mani sulla stufa accesa

AGORDO. Cinghiate e mani sulla stufa? Il capo d’imputatazione per maltrattamenti in famiglia era terribile per una 45enne, mamma brasiliana nei confronti del figlio di nove anni. Ma una volta in aula l’accusa non ha retto e la donna, che vive in Agordino, è stata assolta perché il fatto non sussiste. L’udienza è durata pochi secondi: il pubblico ministero Sandra Rossi non ha replicato; il difensore dell’imputata Alessandra Conti ha come strappato il lavoro di preparazione che aveva fatto e il giudice Elisabetta Scolozzi non ci ha messo molto per fare la sentenza.

Quando ormai era tutto finito, l’imputata è arrivata in tribunale ed è scattato spontaneo un abbraccio tra lei e il suo avvocato. La vicenda era stata seguita non solo dalla scuola, ma anche dalla questura e dallo Spazio incontro di Belluno. C’erano dei risvolti talmente pesanti da richiedere l’intervento di una psicologa genovese, che è andata a parlare con il bambino, con tanto di telecamere per registrare il suo racconto. In prima battuta, il giovanissimo studente si è sentito come dentro un telefilm, ma alla lunga è venuta sempre più a galla una situazione di disagio, accanto alla volontà di non accusare in maniera troppo aperta la madre.

Non dev’essere stato facile per lui spiegare il motivo di quei lividi. Soprattutto uno sul collo, attribuito a una cinghiata. L’ammissione iniziale era diventata poi un tentativo di ridimensionare, perché in fondo una punizione se la meritava. Questo perché capitava che bruciasse i capelli delle bambole della sorella e fosse molto vivace.

La donna? Qualche problema ce l’aveva, anche per la mancanza di un punto di riferimento maschile: l’unico uomo della famiglia era proprio il figlio nato nel 2004. Quel ragazzino di una «mamma molto sola», che si confidava soltanto con i suoi dinosauri giocattolo e in alternativa con un amichetto. Nessun altro era in grado di avere un rapporto di confidenza con lui, neanche le maestre che pure lo vedevano tutti i giorni nelle ore di scuola, e purtroppo si accorgevano del suo disagio.

Quando la psicologa gli ha chiesto se era preoccupato, si è sentita rispondere: «Ho una preoccupazione, ma è segreta e non la dico a nessuno». Ieri la sua mamma è stata assolta.

Gigi Sosso

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