Cinema Italia, la prima in sala è già un successo: «La tivù non è certo il grande schermo»
Novantatrè spettatori per il primo film proiettato dopo la lunga chiusura. Sangalli: «Dalle prevendite c’è stata una splendida risposta»

BELLUNO. All’Italia il cinema riparte. Al primo giorno di riaperture, la sala gestita da Manuele Sangalli ha subito colto l’occasione di accogliere il pubblico, dopo sei mesi di chiusura. E gli entusiasti spettatori hanno premiato la scelta: 93 le persone accomodatesi sulle poltroncine rosse, sui 165 posti disponibili da protocollo.
Una ripresa veloce, anche se c’è chi ha fatto meglio.

«A Milano dei miei carissimi colleghi hanno aperto alle 6 di mattina», esordisce il titolare Manuele Sangalli, mezz’ora prima dalla proiezione. «Qui iniziamo a vedere la risposta del pubblico, dopo sei mesi di chiusura più i precedenti. I segnali sono incoraggianti».
I cinefili hanno risposto “presente”. «Dalle prevendite c’è stata un’ottima risposta e in questi giorni sta aumentando la richiesta, soprattutto telefonica. Abbiamo venduto più di 50 biglietti; considerando la capacità ora limitata a 165 posti, siamo contenti. Stavolta credo arriveremo a circa un centinaio di presenze».
In questi mesi di silenzio in sala, il Cinema Italia è stato molto presente sui social.
«Con altri cinema indipendenti», racconta il gestore, «abbiamo cercato dei modi per stare vicini al pubblico, che per noi è la cosa più importante. Vedere i film a casa non è la stessa cosa che vederli al cinema, sul grande schermo».

E per la scelta dei film?
«Abbiamo parlato con distribuzioni indipendenti per avere tre film diversi. “Corpus Christi” era candidato all’Oscar nel 2019 e tratta d’inclusione. “We Are The thousand” è un film musicale che dedichiamo a tutti i lavoratori dello spettacolo. E poi “In The Mood Of Love”, un film romantico. Da giovedì andremo in programmazione normale con “Nomadland”, film vincitore di 3 premi Oscar».
Il pubblico accorre numeroso ma con ordine. Si respira tanta voglia di tornare, gradualmente e in sicurezza, ad una vita normale, il che significa anche fruire arte e cultura dal vivo.
La signora Fina è una fedelissima del Cinema Italia.
«Sono felicissima. Alla prima occasione sono venuta, per premiare il cinema, la sua storia, l’idea di vedere persone. E poi il cinema è sempre stato in sicurezza, con distanziamento e raccolta di nomi e cognomi per eventuale tracciamento».
Alla domanda “Comè tornare al cinema dopo sei mesi?”, Roberta De Min ha una reazione diretta.
«È bello. Finalmente si respira un poco di normalità. Anche perché credo che il cinema sia uno dei posti più sicuri e controllati. Era ora che riaprissero, almeno un pochino, per respirare un po’ d’arte. C’è stata l’occasione giusta con il film giusto».
«È quasi emozionante tornare in sala», dichiara Michele Firpo. «In questi giorni di Oscar si ripete che il film va visto in sala, e in effetti… il cinema è un’altra cosa rispetto alle piattaforme. C’è curiosità per rivedere il cinema al cinema, quell’ora e mezza per concentrarsi sulla storia ed entrare in essa, senza le distrazioni che possono esserci a casa».
Per Maurizio Fontanelle, la riapertura delle sale «è una liberazione e una soddisfazione. Per noi spettatori è stata una sofferenza non poterci venire per mesi. Sono contento. Sarei venuto anche per vedere uno schermo nero».
Fontanelle è organizzatore di eventi: «Trovo fondamentale la proposta culturale, sociale e aggregativa. Speriamo di poter ricominciare presto, credo che la gente abbia voglia di tornare alla vita».
Susanna Serpi ha visto il pubblico passare dalla biglietteria: «Per essere il primo giorno siamo contenti. Dopo 6 mesi di digiuno ci voleva, per dare un po’ di vita a questa città. Speriamo che la gente si riabitui ad uscire, andare al cinema, al museo, a teatro».
Il giorno uno al Cinema Italia è stato un successo. Che sia un segno d’incoraggiamento per tutto il settore. —
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