Chiusura della Doriguzzi: «Pessima notizia»

AURONZO. «E' una gran brutta notizia, per l'azienda, per i lavoratori, ma anche per tutto il nostro settore». Luciano Saviane, presidente della sezione legno di Confindustria Belluno Dolomiti, commenta così la chiusura della Mario Doriguzzi srl di Cima Gogna, nel comune di Auronzo. «Si tratta di un'azienda che è sempre stata guardata con grande ammirazione – sottolinea Saviane – e che ha portato in alto il nome del Cadore in tutta Italia. E ovunque mi sono recato nella mia attività ho sempre visto collegare il Cadore alla qualità di un legno eccelso».
Luciano Saviane, 68 anni, è titolare, insieme al cugino Paolo, della Saviane F.lli di Pompeo srl di Puos d'Alpago, azienda nata a Tambre nel 1945 ed impegnata nella lavorazione del legno, segheria, costruzione di case in legno, carpenteria in legno, etc, con una quindicina di addetti e fatturato che si aggira fra 2 e 3 milioni di euro. Da una dozzina di anni guida la sezione legno. «Saremo rimasti una ventina di aziende con non più di 250 occupati – commenta - e dispiace davvero vedere come il nostro settore si stia progressivamente assottigliando. Pensi che all'inizio del '900, sull'asta del Piave da Perarolo a Ponte nelle Alpi, le segherie erano una novantina». Altri anni, oggi è tutto cambiato. «Sì, la Mario Doriguzzi era una vera potenza, dapprima come segheria, poi come intermediario nella compravendita del legno che faceva arrivare dall'Austria e dalla Germania. Con l'inizio della crisi, dal 2008, gli affari sono calati. L'andamento del mercato si è fatto sempre più difficile, l'edilizia si è bloccata ed a cascata ha creato problemi immensi anche a chi lavora il legno. Mettiamoci poi la concorrenza internazionale. Consideri che l'80% degli alberi che vengono tagliati in Cadore ormai finisce ad essere lavorato in Austria».
Saviane ricorda anche come «in Cadore le segherie hanno sofferto sia per il passaggio generazionale, sia soprattutto per il boom dell'occhialeria. Bastava avere una stanzetta di quattro metri per quattro e metterci una macchina, che si diventava terzisti delle grandi aziende con guadagni incomparabili rispetto al legno. E' questo che ha fatto trascurare sia il nostro settore che il turismo».
Come se ne esce? «Le prospettive non sono buone, se la politica non si dà da fare. Vediamo come verranno distribuiti adesso i Fondi Psr (Piano di Sviluppo Rurale). Se si vuole rilanciare il legno ci vuole coraggio, intraprendenza ed unità d'intenti». (s.v.)
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