Chi era Ferruccio Svaluto Moreolo, lo scialpinista morto agli Spalti di Toro
Alex Barattin (Cnsas) ricorda uno dei suoi uomini migliori. «Era un uomo squadra, c’era sempre, aveva un grande cuore»

BELLUNO. Una vita dedicata alla montagna, sotto le forme più disparate, accomunate dallo stesso sentimento d’amore incondizionato. Volontario prima e tecnico dopo del soccorso alpino, ma anche guida alpina, membro del Cai e presidente dei Ragni, Ferruccio Svaluto Moreolo i suoi 62 anni li ha vissuti costantemente ad alta quota. Non solo: perché Ferruccio è stato anche scrittore e scultore, oltre che gestore di rifugi (Padova e, seppur per poco tempo, Antelao). Uomo a tutto tondo, provetto alpinista protagonista di spedizioni extraeuropee legato a doppio filo alle montagne di casa.
Per il Cadore è stato un pezzo di storia: fu infatti uno dei primissimi tecnici di elisoccorso a sperimentare quel servizio che nel 1988 ha cambiato radicalmente e per sempre la vita in montagna. Del soccorso alpino, Ferruccio Svaluto Moreolo è stato tecnico di elisoccorso e tecnico di centrale operativa. Due delle qualifiche più elevate, raggiunte non per caso, ma per meriti, conseguiti sul campo a suon di esperienze e competenze.
«Piangiamo uno dei nostri uomini più validi, Ferruccio ha trascorso tutta la vita tra le fila del soccorso alpino. Ci sono momenti difficili anche per noi che siamo costantemente in bilico tra la vita e la morte. Questo è uno di quelli». Parole di Alex Barattin, delegato Cnsas Dolomiti bellunesi, proferite a mezza bocca uscendo dalla casa di Ferruccio a Pieve, dove è accorso nel pomeriggio di ieri per porgere il saluto e il cordoglio del Soccorso alpino ai familiari. «A volte ci tocca fare i conti con quella che consideriamo una contro medaglia: ritrovarci, noi, al cospetto della morte. Abbiamo a che fare con la morte quotidianamente nei nostri interventi, a volte le cose vanno bene altre volte male. Quando però la morte arriva in casa, perché il Soccorso alpino è prima di tutto una grande famiglia, la situazione si fa tremendamente difficile. Eppure è proprio in questi frangenti che emerge la nostra forza. La morte di un nostro elemento ci unisce ancor di più ed una volta lacerata la ferita, la nostra scorza sarà ancor più dura».
Alex Barattin ricorda così Ferruccio Svaluto Moreolo: «Era il nostro uomo squadra, sempre pronto alla battuta, anche nelle situazioni più difficili. Trovava sempre la parola giusta per tutti, capace di sciogliere la tensione e stemperare la pressione. Con lui al fianco ti sentivi più sicuro. Le sue competenze del resto parlavano da sole: poteva vantare, come pochi, le qualifiche più alte. Ferruccio era un uomo di gran cuore, non diceva mai di no, sempre pronto a dare una mano. Se c’era da uscire di notte, al freddo o sotto la neve lui era sempre in prima linea. Anche in quest’ultimo periodo, coinciso con la fine di un percorso formativo a cui sono sottoposte tutte le figure del soccorso alpino, lui era sempre disponibile, pronto a fare il suo. Bastava fargli una telefonata».
Sempre a proposito del soccorso alpino, anche Fabio Bristot Rufus ha voluto ricordare Ferruccio Svaluto Moreolo: «Uomo dalle grandi doti umane, con una spiccata sensibilità per tutte quelle tematiche legate alla montagne. È stato uno dei primissimi tecnici di elisoccorso, espressione notevole sia nell’ambito alpinistico che del soccorso alpino». La malattia, resa pubblica da lui stesso con l’aiuto dell’amico Ossini, lo aveva provato ma non spezzato, il resto è storia dei giorni nostri condita da dolore e profonda tristezza. —
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