C'era anche il papà di Matteo Miotto a ricordare tutti i caduti in guerra

Alcuni partecipanti alla cerimonia sul Col di Lana
Alcuni partecipanti alla cerimonia sul Col di Lana
 LIVINALLONGO.
«Un'occasione per ricordare i caduti di ieri, ma anche quelli di oggi». Sono le parole del cappellano militare don Fabio Pagnin nell'omelia durante la tradizionale cerimonia che si è svolta ieri sulla cima del Col di Lana. Una cerimonia organizzata dal gruppo alpini di Livinallongo, in ricordo dei caduti di tutte le guerre. Un riferimento non certo casuale, visto che il cappellano era tra gli alpini del 7º Reggimento durante il bombardamento alla base italiana in Afghanistan del 31 dicembre scorso, nel quale perse la vita l'alpino Matteo Miotto e vista la presenza alla cerimonia del papà Franco Miotto.
 Nonostante il tempo inclemente, sono state alcune centinaia le persone, tra alpini, turisti e valligiani, che non hanno voluto mancare al tradizionale appuntamento. Il capogruppo delle penne nere di Livinallongo Valerio Nagler ha iniziato con i saluti in ladino ad autorità e rappresentanze militari radunate nel cratere della mina, fatta scoppiare dagli italiani la sera del 17 aprile 1917. Tra queste il sindaco Ugo Ruaz, Nicola Stefani dell'Ana Ana Belluno, il maresciallo Fogliacco della caserma "Gioppi" di Arabba, Ugo Biasiotto del Comando Truppe Alpine, Alessandro Pischiutta, comandante della caserma dei carabinieri di Arabba, gli Schützen della locale Schützenkompanie Buchenstein e una rappresentanza di eugubini, giunti a Livinallongo con il neo eletto sindaco Diego Guerrini e il presidente degli "Eugubini nel mondo" Mauro Pierotti. E naturalmente i tanti labari di varie sezioni dell'Ana. Anche quest'anno alla celebrazione non sono mancate le rappresentanze militari austriache. A cominciare dai soldati del 24º Jaegerbattallion di Lienz con il vicecomandante maggiore Taddeus Wailer e Manfred Schullern, presidente dell'Altakaiserjaegerclub di Innsbruck.  Due momenti significativi hanno preceduto la messa: il dono del cappello da kaiserjaeger al capogruppo Valerio Nagler da parte del maggiore Wailer e agli schützen di una storica "schleife" (nastro che viene appesso alle bandiere delle compagnie), risalente al 1910, che ricorda le battaglie al comando di Andreas Hofer e Peter Mayr contro le truppe napoleoniche e bavaresi. «Un anno prima», ha ricordato Weiler, «gli schützen fodomi avevano sfilato a Innsbruck davanti all'imperatore Francesco Giuseppe».  «Non voglio mancare dove c'è un impronta di mio figlio», ha invece raccontato Alpi Franco Miotto. «Matteo aveva partecipato a questa cerimonia. Le missioni di pace? Solo a parole. Ma i nostri soldati sono lì perché sanno che c'è bisogno della loro presenza».

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