Castellavazzo sogna l’archeopark

CASTELLAVAZZO. Castellavazzo punta tutto sui suoi 6000 anni di storia con l'avvio di un progetto di archeoparco. Nei giorni scorsi infatti è stato invitato in paese l’archeologo Ausilio Priuli, fondatore dell’archeopark di BoarioTerme, che ha svolto alcuni sopralluoghi in zona, trovando testimonianze databili anche alla preistoria.
«Questo è il primo passo», dice il sindaco Franco Roccon, «per scoprire e catalogare scientificamente il patrimonio culturale di Castellavazzo e del territorio circostante. Grazie al supporto del professor Priuli stiamo valutando la possibilità di far partire anche qui un archeoparco, sul modello vincente di quello da lui gestito a Boario Terme, che oggi dà lavoro a ben 34 persone e sono andato personalmente a vedere. È importante recuperare tutte queste peculiarità ambientali e archeologiche che si sono salvate dell'onda del Vajont per poi costruire e promuovere una rete dinamica che porti visitatori da tutta Italia. Per ora siamo i capofila della mini rete museale “Piave Maè” coordinata da Monia Franzolin, l’auspicio è che in futuro si possa realizzare una rete museale provinciale».
Dice l'assessore alla cultura Sonia Salvador: «È premiata la forza di squadra. Tutto è iniziato qualche anno fa quando ho voluto proporre un ciclo di 14 conferenze sulla storia di Castellavazzo, in quell'occasione ho incontrato per la prima volta Priuli. Il risultato fu un grande interesse e partecipazione da parte della gente del posto e di molti esperti venuti da fuori per le risorse storiche della nostra valle».
«Ho accettato volentieri di venire qui», dice Priuli, «ero già stato a vedere gli scavi di due anni fa nel centro del paese con Ezio Padovan, il curatore del museo nel municipio. Ho capito subito le potenzialità dell'area con presenze di epoca paleo-veneta, romana, medievale e anche molto più antiche. Facendo un giro per Podenzoi e la Gardona ho scoperto testimonianze di insediamenti neolitici di 6000 anni fa con alcuni cocci di ceramica che ho raccolto e diverse costruzioni murarie megalitiche di tipo religioso. Posso dare la mia conferma di tutto ciò in base alla mia lunga esperienza: a me interessa la mentalità antropologica per cui devi pensare come un uomo preistorico per trovare le sue tracce, altrimenti puoi vivere per anni nei boschi senza mai accorgerti di questi “tesori”. Una cosa che mi ha molto colpito venendo qui è l'entusiasmo degli amministratori con molte idee all'avanguardia e quello di molte persone che sono in prima linea per preservare la cultura locale. Per esempio come non citare i bellissimi musei tra cui quello degli scalpellini, allestito in modo mirabile che testimonia secoli di vita della pietra. Oggi purtroppo non si può fare ricerca scientifica senza pensare al lato economico, è per questo che si deve sviluppare il turismo culturale, per questo io sono anche un imprenditore in questo settore».
Enrico De Col
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi