Casa Coletti Fauro, terminata l’operazione di restyling

PIEVE DI CADORE. L’ingresso al centro abitato di Tai, per chi arriva da Venezia e dalla valle del Piave, ha cambiato volto: con una importante operazione di restyling, la frazione di Pieve si è...

PIEVE DI CADORE. L’ingresso al centro abitato di Tai, per chi arriva da Venezia e dalla valle del Piave, ha cambiato volto: con una importante operazione di restyling, la frazione di Pieve si è infatti abbellita grazie alla valorizzazione di casa Coletti Fauro. Il grande edificio costruito alla fine dell’Ottocento da Achille Coletti per la propria numerosa famiglia (che conterà alla fine ben dodici figli) e che sarà sede dello storico negozio di generi alimentari e coloniali.

L’azienda, gestita da Giovanni e Adone Vissà, resterà aperta per tre generazioni. La casa, situata nel vecchio centro della frazione, lungo via Fedinando Coletti, di fronte a piazza Venezia, dove un tempo sorgeva l’albergo Cadore, è una delle poche rimaste ancora intatte che riprendono la tipologia residenziale dell’epoca. All’attento intervento di restauro delle facciate, completato pochi giorni fa, si è accompagnato il consolidamento statico, con il rifacimento del tetto, sulla base dell’attuale regolamento antisismico e di risparmio energetico. Il colore rosa è stato recuperato esattamente come era, così i fregi quasi totalmente cancellati nel tempo: grazie all’ausilio di vecchi documenti fotografici e alla loro elaborazione digitale, sono stati ricomposti nei decori delle finestre dalle maestranze dell’impresa Pescoller di Brunico, guidati dall’architetto Paola Arduini, esperta in restauro. Oltre a quanto descritto, dal 1955 al ’59 la casa fu la prima sede del Soccorso alpino di Pieve di Cadore e ciò grazie alla disponibilità dei fratelli Mirco e Millo Coletti, già allora in prima linea nell’azione del nascente e importante servizio di volontariato della montagna.

L’augurio è che i proprietari, i pronipoti di Achille, continuino l’opera con la valorizzazione del brolo, il bellissimo prato che dal retro della casa guarda il bosco di Manzago. Un’area verde che costituisce il contesto fortemente legato all’impianto architettonico della casa, ma concepito anche in funzione dell’antico grande lavatoio pubblico, ora scomparso, offrendo così alla frazione una testimonianza storica che può rappresentare un esempio da seguire. (v.d.)

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