“Carnevale comeliano” al via: si comincia da Casamazzagno

COMELICO. Come ogni anno il “carnevale comeliano” giunge puntuale per rallegrare i locali e i molti turisti che affollano le piazze. Evento popolare che si ripete con partecipazione da secoli, mentre in altre zone del Comelico e del Cadore la tradizione si è persa. Quest’anno tre sono gli appuntamenti in programma. Si inizia domenica a Casamazzagno con la mascherata che, per tradizione, la mattina gira nelle frazioni di Padola (arrivo previsto in piazza alle 9. 20), Dosoledo (alle10. 30) e Candide (alle 13. 45), e nel pomeriggio dalle 15 si svolge nella bellissima piazza di Casamazzagno, autentico balcone sulle Dolomiti. Dalle 21, nella sala della Regola, gran finale con serata danzante e musica folk.
Domenica 10 febbraio il grande appuntamento annuale che non manca mai, la festa di Santa Apollonia che muta il volto di Dosoledo, dove una intera comunità celebra la sua “Maskarade” in un tripudio di musica, balli, colori e allegria. Piazza Roma diventa il “regno” dei matazins e delle matazere con meravigliosa cornice di maschere varie e di quelle tradizionali con i volti scolpiti nel legno.
Nel periodo di Carnevale – dal 10 febbraio al 5 marzo – è sempre visitabile la mostra dedicata a questo rito presso il Museo Algudnei.
Infine, il 3 marzo, avrà luogo a San Nicolò di Comelico la mascherata di San Valentino, appuntamento che ormai da molti anni ha assunto cadenza annuale. Alla mattina la sfilata a Campitello, Lacuna, Costa, Costalissoio e Casada; nel pomeriggio lo spettacolo nel capoluogo. In tutti i casi viene riscoperto l’antico rito del travestimento, del percorrere le vie del paese, del ballare fino a notte fonda, che sa ancora attirare la gente in strada, muovere anziani e giovani, scatenare l’adrenalina del ballo, alle prime note della “vecia” la polka salterina tramandata oralmente, suonata dalla fisarmonica (fol), dal contrabbasso (basòn) e da chitarre e violini. E il momento più atteso è sempre quello: il ballo travolgente dei matazins, nella magia dei foulard svolazzanti, nel culmine di quel salto sincrono che strappa ogni volta l’applauso dei presenti. —
Livio Olivotto
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