Cappella di Belvedere donata da tre privati alle Regole di San Vito

SAN VITO. La Cappella di San Giuseppe a Belvedere è stata donata alla Regola di Vallesella, Resinego e Serdes. Nella recente assemblea, i consorti hanno accolto la donazione che è stata fatta da...

SAN VITO. La Cappella di San Giuseppe a Belvedere è stata donata alla Regola di Vallesella, Resinego e Serdes. Nella recente assemblea, i consorti hanno accolto la donazione che è stata fatta da Maria Lucia De Vido, Andreina De Vido e Siro Bigontina Titoto. I comproprietari hanno voluto donare alla Regola la cappella di famiglia, che si trova a “Saco” nella “Ciasa de Chi De Vido”. «Abbiamo deciso di dare la chiesetta alla Regola», spiega Maria Lucia De Vido, «perché è un ente collettivo che si potrà prendere cura del manufatto che è ancora in buono stato. La chiesetta, dove si sono svolti anche matrimoni e dove ogni anno il 21 giugno si ricorda San Luigi Gonzaga, ha un valore storico e artistico per i suoi arredi interni, per quanto alcune pregevoli statue lignee siano state purtroppo rubate, che la Regola potrà ora conservare».

La Regola ha accolto in assemblea la donazione. «Per noi», spiega il presidente Talamini, «questo lascito è sicuramente un impegno, ma è anche un motivo di orgoglio. I comproprietari hanno scelto di dare alla Regola la chiesetta affinché siano mantenute e preservate le sue funzioni e sia ricordata la sua storia. Noi vedremo di creare un apposito gruppo che si occupi della cappella».

Una chiesetta eretta nel 1822 da don Giuseppe De Vido che è stata mantenuta molto bene. All’interno ci sono ancora ben conservati tutti gli oggetti necessari alle messe, i vestiti che indossavano i sacerdoti, e tutti gli arredi per le celebrazioni. In buono stato sono anche i banchi per i fedeli. La storia del sacerdote, che fu parroco di Perarolo dal 1779 al 1826, è stata ripercorsa e trascritta su un libretto dedicato ai Pievani di San Vito dal 1208 al 2000 da Corrado Belli, regoliere appassionato della storia locale.

«Questa cappella», spiega Belli, «ha una storia molto caratteristica. Don Giuseppe la fece costruire perché voleva un oratorio comodo, attiguo alla sua casa, in cui, ormai vecchio e stanco, potesse pregare e celebrare la messa».

Affascinante anche la vita del sacerdote che era feroce oppositore di Napoleone e del suo regime. «Nel 1779 don Giuseppe De Vido, mentre molti autorevoli personaggi del Cadore si schieravano con il regime napoleonico», racconta Belli, «mise in circolazione due feroci satire contro Napoleone. Le autorità francesi lo ricercarono per imprigionarlo, ma egli riuscì a fuggire rifugiandosi in un convento del Montello. Tornati gli austriaci, tornò in Cadore anche il sacerdote e il 10 maggio del 1809, quando ci fu un scontro tra austriaci e francesi, don Giuseppe, da buon cristiano e competente in medicina, curò i feriti francesi e li ospitò in canonica. Il loro comandante generale Rusca riferì il tutto a Napoleone, che revocò la condanna per le satire e lo nominò vescovo onorario di Torcello. Si racconta che don Giuseppe», conclude sorridendo Belli, «ricevendo il decreto di nomina, mentre era vicino al focolare della sua canonica, abbia gettato il foglio nel fuoco». (a. s.)

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