Canoisti sul Caorame «Un contrattempo mai stati in pericolo»

FELTRE. «Non è stata un’imprudenza, io e Riccardo non ci siamo mai trovati in una situazione di reale pericolo. E non ci eravamo nemmeno persi».
Il giorno dopo la disavventura sul torrente Caorame è Gaetano De Marchi a fornire la sua versione dell’accaduto. «Avevo perso la pagaia e Riccardo (65enne della provincia di Padova, ndr) aveva provato a rincorrerla, ma nel recupero si è rovesciato e il suo kayak è andato a incagliarsi», spiega il 38enne di Marano Vicentino. «È risalito a piedi, costeggiando per qualche metro il torrente. Quando l’ho visto mi sono fermato, l’ho caricato a bordo e ci siamo diretti nel luogo dove si era rovesciato. Abbiamo cercato, ma il kayak non c’era più: l’acqua era salita, come la corrente e la canoa si era disincagliata scivolando a valle. A quel punto, per evitare inutili rischi visto che erano quasi le 17 e si stava facendo buio, ci siamo fermati e abbiamo iniziato a risalire a piedi il bosco. Ci siamo trovati al buio e con un kayak da trasportare a mano nella fitta boscaglia la risalita è stata difficoltosa, procedevamo molto lentamente. Ma non ci siamo mai persi, abbiamo sempre costeggiato il torrente, che conosciamo bene. Purtroppo nessuno dei due aveva con sè il telefonino cellulare: questa è stata l’unica nostra vera imprudenza».
Con gli indumenti fradici e senza la possibilità di avvisare Giuliano Giarola (l’altro canoista vicentino sceso con loro, ma fermatosi più a monte) i due hanno dovuto proseguire. «Scendere era impossibile, più a valle c’è una gola impossibile da affrontare a piedi, figurarsi con un kayak in spalla. È stata una risalita davvero difficoltosa, ma dopo quasi 5 ore di marcia abbiamo trovato un’abitazione e il proprietario ci ha accompagnato in macchina fino al luogo dove avevamo lasciato Giuliano. Lì, erano quasi le 22, abbiamo trovato Giuliano e i soccorritori, con i vigili del fuoco di Feltre che ci stavano cercando ormai da diverse ore. Dispiace aver causato tanta preoccupazione, ma l’unico problema è stato il tempo che abbiamo impiegato per risalire a piedi il torrente».
Un torrente che Gaetano, come del resto Riccardo e Giuliano, conosce bene. «L’anno scorso abbiamo disceso il Caorame (una delle mete più apprezzate dei canoisti vicentini e trevigiani, ndr) una ventina di volte. Di solito la “stagione” va dalla primavera all’autunno, ma sabato c’erano le condizioni perfette per scendere in kayak. Cosa che non accade spesso».
I tre canoisti si erano imbarcati alle 12 in località Salgarda (Cesio Maggiore), da dove contavano di raggiungere Nemeggio di Feltre. Un tragitto di circa 5 chilometri, arrivo a destinazione previsto alle 15 circa. «Un percorso di media difficoltà per chi pratica il kayak. Eravamo arrivati al punto scelto circa alle 15.30, nemmeno mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia: nessun problema nella discesa. Io ero caduto poco prima e avevo perso la pagaia e Riccardo ha cercato di recuperarla. L’ho seguito, mentre Giuliano aveva deciso di fermarsi allo sbarco».
A preoccupare i soccorsi era soprattutto la morfologia del torrente nel tratto dove si erano avventurati Gaetano De Marchi e il 65enne Riccardo: più a valle dell’iniziale destinazione scelta dai canoisti, infatti, si trova una gola di roccia impervia di circa 300 metri, dove un’eventuale recupero sarebbe estremamente complesso.
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