Calcio Group, 90 giorni prima dell’asta

TRICHIANA. La paura fa novanta giorni. Calcio Group di Trichiana ha tutto questo tempo davanti, per chiedere che i 24 giocatori pignorati al Trento calcio 1921 vengano messi all’asta. Il gestore Mauro Prizzon non se fa nulla di due squadre di calcio - al massimo potrebbe aver bisogno di una commessa - a lui interessa rientrare del credito di 77 mila 500 euro, pari a cinque anni di forniture sportive per la prima squadra e quelle del settore giovanile. Prizzon aveva firmato un contratto con l’allora presidente degli aquilotti, il veronese Mario Di Benedetto e, nel corso degli anni, non ha visto nemmeno un centesimo. Ecco perché ha chiesto aiuto al Tribunale di Belluno, che con un decreto ingiuntivo è stato prima nella sede della Federcalcio di via Trener e poi in quella della società, in via Sanseverino. All’interno dello stadio Briamasco. Il Trento ha un’unica possibilità: saldare il conto, come ha chiesto l’avvocato Agostini dello studio padovano Bugaro.
Nella compagine societaria, il 40 per cento delle quote è detenuto da Manuela Misino e il restante 60 dall'avvocato Davide Pini e dall'imprenditore Alfredo Morelli. I tre non hanno alternative, di fronte al fatto che l’imprenditore bellunese ha questi tre mesi di tempo, per far valere le proprie ragioni e chiedere l’asta dei giocatori di proprietà, visto che non si vedono altri capitali. Il Trento non avrebbe pulmini propri, tanto meno immobili. I giocatori stanno aspettando di conoscere il loro destino e forse anche il fallimento della società. In questo momento, non potrebbero che giocare con la maglietta gialloblù ed, eventualmente, avranno un solo salvagente: partecipare all’asta, comprarsi il cartellino e andarsene da un’altra parte. Nel frattempo, il loro capitano Alessio Casagrande non ha nascosto di non aver ricevuto nemmeno una telefonata dalla società e di aver saputo dai giornali che il Trento aveva questo debito da 80 mila euro, compresi gli interessi.
Non mancano i giocatori di valore, tra quelli che sono appena retrocessi in Eccellenza, a differenza dei conterranei della Fersina Perginese, con i quali la dirigenza aquilotta avrebbe voluto fare una fusione, in maniera da rimanere in serie D: per esempio, il portiere Pietro Sforzin, che nel luglio del’anno scorso era atteso nel ritiro del Belluno, a tambre d’Alpago e quel giorno non arrivò lui, ma Nicola Rossetto.E poi Roberto De Zerbi, Aimo Diana, Marco Zamboni, Andrea Gattamelata, Matteo Corradini, Tommaso Nieddu, Marco Corraini e altri ragazzi del settore giovanile. Un capitale, che dovrebbe superare abbondantemente gli 80 mila euro richiesti da Prizzon, il quale non vorrebbe chiedere il fallimento della società.
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