Bottacin: «Oltre novemila preferenze mi caricano di emozione e responsabilità»
BELLUNO
Sono 9.078 le preferenze raccolte dall’assessore regionale uscente Gianpaolo Bottacin, candidato nella Lista Lega. Un risultato notevole, che Bottacin definisce “una grande emozione”. «Un elettore su dieci ha voluto scrivere il mio nome. Se vivessi in una grande provincia sarebbero 40 mila preferenze. Questo mi emoziona ma mi carica anche di responsabilità, perché dopo cinque anni che dai il massimo il messaggio è “continua così e fai anche di più”».
Alluvioni, pandemie, traffico di rifiuti, inquinamento da Pfas. Sono stati cinque anni di emergenze, può solo migliorare.
«Ogni cosa si può fare in tanti modi diversi e io cerco sempre di dare il 100%. La delega alla protezione civile non ha orari e io preferisco andare sul campo per rendermi conto delle cose e questo è impegnativo, ma è quello che fa il presidente Zaia. È successo anche con il lockdown: ero appena arrivato a casa quando Zaia ha chiamato me e Lanzarin dicendoci di tornare indietro perché stavano per chiudere tutto. Lui è il primo che si comporta così e a me viene naturale fare lo stesso. Non me l’ha ordinato il dottore e non mi lamento, però è vero che ne sono successe di tutti i colori».
Durante il lockdown lei e Lanzarin siete stati sempre al fianco di Zaia, com’è iniziata?
«Il 21 febbraio, non trovando Zaia, il capo dell’emergenza Borrelli mi chiamò per dirmi dei due casi a Vo’. Io ho avvisato il presidente, che ha deciso subito cosa andava fatto: tamponi a tutto il paese, chiusura dell’ospedale di Schiavonia e strutture per i sanitari che preferivano non tornare a casa. È iniziata così e poi io ci ho aggiunto tutto il resto, cioè l’impegno estremo della protezione civile per il supporto logistico dell’emergenza».
È arrivata anche molta visibilità.
«Più fuori provincia che a Belluno dov’ero già noto. In protezione civile la comunicazione è fondamentale, ma può essere un boomerang. Eravamo di fronte a qualcosa che non conoscevamo, scienza e sanità, per forza di cose, non potevano dare risposte univoche e il rischio di sbagliare nella comunicazione è notevole quando fai 137 giorni di dirette. Serve compattezza e non si dorme molto».
Un anno prima c’era stata Vaia.
«Un altro disastro, ma la reazione della protezione civile è stata grandiosa, ce lo ha riconosciuto per primo il presidente Mattarella. Abbiamo avuto più di 60 stati di emergenza in 5 anni, ma voglio ricordare anche l’inquinamento da Pfas. Siamo l’unica Regione che si è mossa, mentre per qualcuno sembrava che fossimo noi a far morire la gente. Poi c’è stato il traffico dei rifiuti, le lettere di minacce, l’acqua alta a Venezia. Credo che abbiamo affrontato tutto al meglio e se dovesse esserci una prossima volta credo di aver conquistato un po’ di credibilità».
Le soddisfazioni minori sono arrivate dalla delega alla specificità bellunese?
«No e la risposta sta nelle preferenze. Oggi Belluno è totalmente autonoma su trasporto pubblico, demanio idrico, idroelettrico. Abbiamo trasferito tutto il possibile, ma c’è il problema del personale della Provincia tolto dalla legge Delrio. I cittadini hanno superato la logica del “siamo abbandonati”».
Com’è stato il rapporto con i sindaci?
«Ho lavorato senza distinzioni con molti del centrosinistra e dopo Vaia mi hanno chiesto di gestire la ricostruzione in Regione. Qualcuno dice che ho un brutto carattere, ma è una leggenda e l’esito del voto ne è la prova». —
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