Bombassei De Bona arriva alla verità a trent’anni dai fatti

AURONZO. Arriva da Auronzo la soluzione ad una vicenda giudiziaria trentennale che ha tenuto col fiato sospeso tutto il Nord Est. Una perizia firmata dall’esperto forense Luigi Bombassei De Bona ha permesso infatti alla Corte di Assise di Appello di Trieste di chiudere definitivamente il caso di un feroce assalto ad un blindato lungo l’autostrada A13, riconducibile alla mala del Brenta capeggiata da Felice Maniero, nel corso del quale perse la vita un cittadino friulano, il camionista Gianni Nardini. La perizia affidata al professionista auronzano, già titolare di numerosi casi di cronaca complessi, ha permesso di ricostruire minuziosamente la scena del crimine riscrivendo così la storia della vicenda.
Bombassei De Bona, iniziamo dalla fine per dire cosa è successo?
«A dicembre, sono stati incaricato dalla di redigere una perizia di indagine forense relativa ad un assalto a portavalori lungo la A13, all’altezza di Boara Pisani; era il 10 ottobre 1987, e finì con la morte di un cittadino innocente, del tutto estraneo all’episodio. Le indagini eseguite in trent’anni non sono mai riuscite a definire l’esatta dinamica di quelle fasi concitate, in cui ci fu una sparatoria tra malviventi e polizia che costò la vita appunto a Gianni Nardini, che ebbe solo la sfortuna di trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato. Il suo camion venne infatti sequestrato dai malviventi per speronare un mezzo blindato nel quale venivano trasportati 130 chili d’oro e, successivamente, lo stesso Nardini fu utilizzato come scudo umano nel corso di un conflitto a fuoco scatenato dall’arrivo della polizia. La difesa dell’imputato ipotizzava che Nardini venne ucciso volontariamente da uno dei poliziotti perché scambiato per un membro della banda criminale riconducibile alla mala del Brenta di Felice Maniero; ma la mia perizia, a seguito di un’accurata ricostruzione della scena del crimine, ha svelato qualcosa di diverso».
Ovvero?
«Nardini venne colpito a morte dal fuoco amico, partito sì dall’arma di uno dei poliziotti ma in circostanze del tutto casuali. Il poliziotto sparò in risposta ai colpi partiti dal fucile a pompa imbracciato da un malvivente che la corte di Assise di Appello ha identificato in Andrea Batacchi, numero due della mala del Brenta conosciuto con il soprannome di El Bocalon. Nardini fu colpito mentre cercava riparo dietro ai mezzi della polizia dopo essere sfuggito ai banditi: si trovò sulla linea di tiro del poliziotto ferito a terra, e il colpo lo centrò alla mandibola destra perforandogli il polmone. Per la morte di Nardini, Batacchi il 23 marzo scorso è stato condannato all’ergastolo al termine di una lunga udienza. Batacchi peraltro era già in carcere, dove sta scontando una lunga serie di condanne; ma l’ergastolo chiude di fatto una vicenda giudiziaria lunga trent’anni».
Ci racconti il lavoro compiuto in questi quattro mesi...
«Sono stati mesi durissimi, di lavoro minuzioso in cui non era possibile commettere neanche un minimo errore. Tutta la documentazione esistente è stata vagliata a fondo, ho compiuto anche alcune indagini e ricostruzioni recandomi a Roma. Abbiamo così prodotto una nuova perizia balistica che ha svelato una scena del crimine diversa rispetto al passato, le dinamiche non coincidevano. A rafforzare la mia tesi sono poi subentrate le ammissioni sia di Felice Maniero, interpellato dagli inquirenti, sia di un altro esponente di spicco della mala del Brenta, Stefano Galletto, oggi collaboratore di giustizia. Siamo così arrivati all’udienza di Trieste del 23 marzo che ha portato alla condanna all’ergastolo di Batacchi».
L’esperto forense di Auronzo Luigi Bombassei De Bona funge da supporto alle istituzioni ed ai tribunali italiani ed opera in tutto il Paese come consulente in casi importanti e molto delicati.
Gianluca De Rosa
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