Bim Gsp, buco da 50 milioni di euro

Oltre all'aumento della tariffa, sarà rivisto il piano degli investimenti
BELLUNO.
Un buco da una cinquantina di milioni di euro. Sono i numeri che il presidente di Bim Gsp, Franco Roccon, ha presentato al tavolo in prefettura (presenti il prefetto e il presidente della Provincia), organizzato per capire lo stato di salute della società. Un incontro che si era reso necessario per la crescente preoccupazione, mostrata da più parti, sui conti di Gsp, la società che gestisce il servizio idrico integrato. Ritardi nei pagamenti ai fornitori e delle rate dei mutui spettanti ai Comuni-soci, avevano scatenato le ire dei sindaci feltrini e di numerosi esponenti politici.

La situazione.
Le magagne hanno inizio nel 2004, quando l'Ato ipotizza che in un anno possano essere consumati in provincia 22,3 milioni metri cubi di acqua. Su questa base viene spalmato un piano di investimenti da 170 milioni di euro (in 25 anni) per adeguare acquedotti, fognature e depuratori. La tariffa viene calcolata (circa 1,15 euro a metro cubo) in modo da coprire perfettamente il costo degli interventi. Strada facendo, però, ci si accorge che i metri cubi di acqua consumati dai bellunesi sono 14 anzichè i 22,3 previsti. Ogni anno vengono così a mancare all'appello circa 7 milioni di euro. Facendo i calcoli, lo scostamento tra il piano di ammortamento previsto dal piano d'ambito e la realtà porta a un deficit di 50 milioni di euro.

Come rimediare? L'Ato è chiamato ad aumentare la tariffa dell'acqua, un passaggio obbligato in quanto la tariffa stessa, calibrata su un consumo non reale, deve essere pensata per coprire interamente i costi del servizio idrico integrato. L'aumento della tariffa, però, non potrà essere superiore al 7%, quindi un altro passo obbligato da parte dell'assemblea dei sindaci che compongono l'Ato sarà la rivisitazione dei piani di investimento, che dovranno essere rivisti al ribasso.

Ma i quesiti restano tanti. Perché Ato e Gsp non hanno fatto fronte a questa situazione negli anni passati? Com'è possibile che una società di proprietà dei sindaci (Bim Gsp) non abbia comunicato il "buco" all'Autorita territoriale d'ambito, anch'essa composta dai sindaci?

Roccon e l'acqua invenduta.
«Il piano d'ambito soffre perché abbiamo venduto meno acqua di quanto previsto nel 2004. Ogni anno mancano all'appello circa 7 milioni di metri cubi e ciò ha spiacevoli ricadute nell'aspetto della programmazione degli investimenti e delle tariffe. E pensare che, quando avevamo pensato alla quantita d'acqua consumata in un anno dai bellunesi, avevamo rivisto al ribasso l'indice Istat. E' inspiegabile il motivo che porta i bellunesi a consumare il 20% in meno di acqua rispetto alla pianura. Il tutto è forse dettato da una buona abitudine al risparmio, fatto sta che questa qualità ci ha messo in grossa difficoltà».

Roccon non vuol sentir parlare di mancanza di comunicazione tra Bim Gsp e Ato: «Abbiamo saputo con certezza attorno al 2008 che c'era questa discrepanza tra il piano d'ambito e l'acqua realmente consumata e noi di Gsp abbiamo subito segnalato l'anomalia all'Ato, con i sindaci che, prima di intervenire, hanno atteso dati certi».

Cosa fare? Roccon è chiaro: «I sindaci dell'Ato dovranno rivedere la tariffa e gli investimenti previsti per il piano d'ambito».

Bottacin convoca i sindaci.
Il presidente della Provincia non vuole parlare di numeri, ma è categorico: «Come presidente dell'Ato, organizzerò un incontro per esaminare i dati emersi durante l'incontro in prefettura. A tale assemblea vorrei che fosse presente anche Gsp con il presidente Roccon». «Il problema c'è», sottolinea Bottacin, «quindi in estate, quando avevo lanciato l'allarme, non ero un visionario, come affermato da qualcuno».

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