Belluno, tecnici e operai specializzati introvabili: sette aziende su dieci sono in affanno

Il Report Adapt traccia un quadro allarmante: «Si sconta la scarsa lungimiranza nel creare percorsi formativi dedicati»
Francesco Dal Mas

In provincia di Belluno ben 7 aziende su 10 non riescono a trovare le figure professionali di cui hanno bisogno. È quanto si ricava dal secondo Rapporto Adapt presentato ieri a Belluno da Francesco Seghezzi e Margherita Roiatti, rispettivamente presidente e ricercatrice della Fondazione Adapt. All’incontro a Villa Doglioni hanno partecipato i componenti dell’Osservatorio provinciale permanente sulle competenze.

«In provincia di Belluno ci sono attività manifatturiere e dei servizi che, consolidati nell’eccellenza, esigono figure di specializzazione altrove non richieste. E questo fa onore all’economia bellunese». Ben 100 le attività indagate.

COSA MANCA E COSA NO

È «molto difficile» trovare sondatori, frigoristi, receptionist, parrucchiere esperte, ingegneri gestionali, progettisti hw, operation director, design esperti in automazione, tecnici industrializzatori, capi reparto linea produttiva, progettisti hardware, progettisti di complessi, industrial engineer, periti chimici, ingegneri, meccatronici digitali, ingegneri elettronici e meccanici, ingegneri termotecnici, operai specializzati, tecnici service, operai panificatori, idraulici, muratori specializzati, lattonieri, rocciatori, ingegneri civili, camerieri e chef.

È invece più facile reperire direttori aziendali, manager, grafici e architetti. «Rispetto al tema del disallineamento tra domanda e offerta di profili professionali specializzati, si sconta ancora, specie nell’occhialeria», spiegano gli autori, «la scarsa lungimiranza (10 anni fa) nella non progettazione di percorsi formativi dedicati e nella scarsa comunicazione in termini delle possibilità di carriera del settore».

PROBLEMI LOGISTICI

Ma attenzione – allerta Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria – dal Rapporto si evince anche che il grande lavoro svolto in questi anni dagli enti di formazione è stato penalizzato dalle difficoltà logistiche. Si ha infatti modo di leggere testualmente che «il fatto di essere logisticamente “in mezzo ai monti” e di non avere delle strutture di ospitalità e ricettività per le persone che vengono da fuori è il nuovo enorme problema nel nostro territorio nel settore: ci sono tutte aziende floride che vorrebbero assumere ma che non trovano candidati a causa di queste difficoltà».

La ricercatrice Roiatti è convinta che la carenza di persone formate per i ruoli strategici «non è imputabile a una carenza di corsi formativi. Infatti, negli ultimi quattro anni sono stati istituiti diversi corsi di formazione ad hoc.

Ad esempio, quello di progettazione meccanica presso l’Istituto Tecnico locale e tutti quelli disponibili negli ITS di riferimento. Gli istituti scolastici e della formazione fanno il massimo che possono e stanno cercando di coprire un gap che però si è creato 25 anni fa quando tutte le aziende si sono dotate specialmente di figure tecniche, accaparrandosi tutti i profili in circolazione senza pensare di creare un bacino di competenze da trasmettere e condividere sul territorio».

FORMAZIONE E MONITORAGGIO

Ecco perché – si è convenuto all’incontro di ieri – è fondamentale un’iniziativa come quella del Digital Innovation Hub Belluno Dolomiti. E come lo è anche l’Osservatorio permanente con il monitoraggio continuo dei fabbisogni di profili e di competenze, ancorché supportato dal Fondo dei Comuni di confine.

Il Rapporto, in ogni caso, ha evidenziato una novità rilevante. «Certo, sono state le competenze tecniche (nel senso di specifiche della mansione) ad aver ricevuto il numero maggiore di selezioni (75). Ma attenzione», conclude Seghezzi, «le competenze che seguono sono quelle trasversali, cioè il lavoro di gruppo (43) e la propensione all’apprendimento continuo (40)».

Come dire che le imprese bellunesi assumono sì i solisti, ma anche coloro che sanno condividere l’attività. E che comunque sono disponibili a mettersi in gioco, sul piano di una formazione continua». E questo, si è detto ieri, vale anche per i servizi, in particolare per quelli di qualità e di alta specializzazione, come nel turismo.

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